Fare della vita un coraggioso cammino di santità. È l’invito che Benedetto XVI rivolge in modo particolare ai sacri ministri, presbiteri e diaconi nel messaggio inviato oggi all’arcivescovo di Milano, card. Dionigi Tettamanzi, in occasione del IV centenario della canonizzazione di san Carlo Borromeo, copatrono della città e della diocesi ambrosiana. Proprio l’esempio del Santo, afferma il Papa, spinge i consacrati a non temere l’ebbrezza di quell’amore fiducioso a Cristo per cui il vescovo Carlo fu disposto a dimenticare se stesso e a lasciare ogni cosa. Il Santo Padre ha ricordato che san Carlo si adoperò per una profonda riforma della Chiesa, iniziando dalla propria vita, operando un distacco netto ed eroico dagli stili di vita che erano caratteristici della sua dignità mondana per dedicare tutto se stesso al servizio di Dio e della Chiesa. In tempi oscurati da numerose prove per la comunità cristiana, con divisioni e confusioni dottrinali, con l’annebbiamento della purezza della fede e dei costumi e con il cattivo esempio di vari sacri ministri, Carlo Borromeo non si limitò a deplorare o a condannare, né semplicemente ad auspicare l’altrui cambiamento, ma iniziò a riformare la sua propria vita, e da qui nasce anche la straordinaria opera di riforma che egli attuò nelle strutture della Chiesa, in totale fedeltà al mandato del Concilio di Trento. L’episcopato del Borromeo si distinse per la carità, ricorda ancora Benedetto XVI nel messaggio alla diocesi di Milano. Riconosciuto padre amorevole dei poveri, scrive il Papa, la carità lo spinse a spogliare la sua stessa casa e a donare i suoi stessi beni per provvedere agli indigenti, per sostenere gli affamati, per vestire e dare sollievo ai malati. San Carlo, prosegue il messaggio, fondò istituzioni finalizzate all’assistenza e al recupero delle persone bisognose; ma la sua carità verso i poveri e i sofferenti rifulse in modo straordinario durante la peste del 1576, quando il santo Arcivescovo volle rimanere in mezzo al suo popolo, per incoraggiarlo, per servirlo e per difenderlo con le armi della preghiera, della penitenza e dell’amore. Il Pontefice evidenzia che la Chiesa di Milano è sempre stata ricca di vocazioni particolarmente consacrate alla carità, ringraziando il Signore e lodandolo per gli splendidi frutti di amore ai poveri, di servizio ai sofferenti e di attenzione ai giovani. E sull’esempio di san Carlo invita i fedeli ambrosiani a essere fedeli a questa eredità, così che ogni battezzato sappia vivere nella società odierna quella profezia affascinante che è, in ogni epoca, la carità di Cristo vivente in noi. Da ultimo, papa Benedetto si rivolge ai giovani ponendo loro dinanzi la splendida figura di san Carlo, la cui vicenda è tutta decisa da alcuni coraggiosi sì’ pronunciati quando era ancora molto giovane: A soli 24 anni egli prese la decisione di rinunciare a guidare la famiglia per rispondere con generosità alla chiamata del Signore; l’anno successivo accolse come una vera missione divina l’ordinazione sacerdotale e quella episcopale. A 27 anni prese possesso della diocesi ambrosiana e dedicò tutto se stesso al ministero pastorale. Negli anni della sua giovinezza, san Carlo comprese che la santità era possibile. Da quest’esempio prende vigore l’appello del Papa, che così si rivolge ai giovani: Dio vi vuole santi, perché vi conosce nel profondo e vi ama di un amore che supera ogni umana comprensione. Dio sa che cosa c’è nel vostro cuore e attende di vedere fiorire e fruttificare quel meraviglioso dono che ha posto in voi. Come san Carlo, anche voi potete fare della vostra giovinezza un’offerta a Cristo e ai fratelli. Come lui, potete decidere, in questa stagione della vostra vita, di scommettere’ su Dio e sul Vangelo. E conclude: Voi, cari giovani, non siete solo la speranza della Chiesa; voi fate già parte del suo presente! E se avrete l’audacia di credere alla santità, sarete il tesoro più grande della vostra Chiesa ambrosiana, che si è edificata sui santi.Sir