Ai lavori del Sinodo, ieri pomeriggio, è risuonata alta la voce di mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca e amministratore apostolico del Vicariato di Anatolia, retto fino al momento del suo omicidio, lo scorso giugno, da mons. Luigi Padovese. A questo riguardo, ha detto mons. Franceschini voglio cancellare le insopportabili calunnie fatte circolare dagli stessi organizzatori del delitto. Perché di questo si tratta: omicidio premeditato, dagli stessi poteri occulti che il povero Luigi aveva, pochi mesi prima, indicato come responsabili dell’assassinio di don Andrea Santoro, del giornalista armeno Dink e dei quattro protestanti di Malatya; cioè un’oscura trama di complicità tra ultranazionalisti e fanatici religiosi, esperti in strategia della tensione.La situazione pastorale e amministrativa del Vicariato dell’ Anatolia è grave ha lamentato il presidente dei vescovi turchi – I motivi sono le divisioni all’interno della comunità cristiana, già fragile di per sé; la gestione dell’economia di tutto il Vicariato e la gravissima scarsità di personale missionario. Alla Chiesa chiediamo quello che ora ci manca: un Pastore, qualcuno che lo aiuti, i mezzi per farlo, e tutto questo con ragionevole urgenza. Siamo una Chiesa antichissima, tanto povera quanto ricca di una tradizione che solo Gerusalemme e Roma possono vantare. Non cominceremo certo adesso a lamentarci o piangere miseria, non è nostro uso, e lungi da noi anche solo il pensiero di rivendicare un’attenzione particolare per via dell’uccisione del Presidente della nostra Conferenza Episcopale; ma certo ha concluso il religioso – un’attenzione particolare merita la nostra gente e chi ha versato il sangue. Perdonate lo sfogo: vi preghiamo di condividere con noi questa situazione che può essere superata, a breve, almeno in due aspetti: la nomina di un nuovo pastore e un sostegno economico.SirLo Speciale sul Sinodo Medio Oriente