Vita Chiesa

BENEDETTO XVI AI NUOVI VESCOVI: NON SIETE DEI BUROCRATI

Il vescovo “non è un mero governante, o un burocrate, o un semplice moderatore e organizzatore della vita diocesana”: è un “padre, fratello e amico” nel “cammino cristiano ed umano”, che deve saper “creare un clima di fiducia, di accoglienza, di affetto, ma anche di franchezza e di giustizia”. A ricordarlo ai vescovi di recente nomina, riuniti a Roma per partecipare al Corso promosso dalla Congregazione per i vescovi, è stato oggi il Papa, che ha tracciato “un vero e proprio programma di vita per ogni vescovo”, partendo da alcune espressioni “illuminanti” di san Tommaso. “Autorità” e “carità”: questi, secondo quest’ultimo, i requisiti fondamentali per il vescovo, citati anche nella “Lumen Gentium”, in cui si esorta il vescovo a “compatire quelli che sono nell’ignoranza e nell’errore”. “La missione del vescovo – ha ammonito Benedetto XVI – non può essere intesa con la mentalità dell’efficienza ne dell’efficacia, per cui si pone l’attenzione primariamente su ciò che c’è da fare, ma occorre sempre tenere in conto la dimensione ontologica, che è alla base di quella funzionale”. E’, dunque, “una profonda prospettiva di fede e non semplicemente umana, amministrativa o di stampo sociologico quella in cui si colloca il ministero del vescovo”. “Grandi sono le responsabilità di un vescovo per il bene della diocesi, ma anche della società”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo oggi in udienza i vescovi di recente nomina, provenienti da tutto il mondo, ha sottolineato che il vescovo “è chiamato ad essere forte e deciso, giusto e sereno, per un discernimento sapienziale delle persone, della realtà e degli avvenimenti”. “Per l’autorità di Cristo di cui è rivestito – ha proseguito il Santo Padre – quando siede sulla Cattedra è posto ‘sopra’ e ‘di fronte’ alla comunità, in quanto egli è ‘per’ la comunità verso la quale dirige la sua sollecitudine pastorale”. Di qui l’attualità della regola pastorale di San Gregorio Magno, definita dal Papa il primo “direttorio” per i vescovi della storia della Chiesa, in cui il governo pastorale viene definito come “l’arte delle arti”. Poi il riferimento al rito della consegna dell’anello, nella liturgia episcopale: “L’anello è un segno di fedeltà: alla Chiesa e alla purezza della fede”. Ma “custodire”, ha spiegato Benedetto XVI, “non vuol dire soltanto conservare ciò che già è stato stabilito, ma include, nella sua essenza, anche l’aspetto dinamico, cioè una perpetua e concreta tendenza al perfezionamento, in piena armonia e continuo adeguamento alle esigenze nuove sorte dallo sviluppo e dal progresso di quell’organismo vivente che è la comunità”.Sir