Chi ha la fortuna di conoscere un giovane o una ragazza che lascia la famiglia di origine, gli studi o il lavoro per consacrarsi a Dio, sa bene di che cosa si tratta, perché ha davanti un esempio vivente di risposta radicale alla vocazione divina. Lo ha sostenuto, ieri mattina, prima di recitare l’Angelus da piazza San Pietro, Benedetto XVI, soffermandosi sul tema della chiamata di Cristo e delle sue esigenze. Secondo il Papa, è una delle esperienze più belle che si fanno nella Chiesa: vedere, toccare con mano l’azione del Signore nella vita delle persone; sperimentare che Dio non è un’entità astratta, ma una Realtà così grande e forte da riempire in modo sovrabbondante il cuore dell’uomo, una Persona vivente e vicina, che ci ama e chiede di essere amata. Nel passo del Vangelo domenicale, Luca ha presentato l’incontro di Gesù con alcuni uomini, probabilmente giovani, i quali promettono di seguirlo dovunque vada. Con essi, ha sottolineato il Pontefice, Egli si mostra molto esigente. Queste esigenze ha notato il Santo Padre possono apparire troppo dure, ma in realtà esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella Persona stessa di Gesù Cristo. In ultima analisi, si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù ha spiegato Benedetto XVI entra in una nuova dimensione della libertà, che san Paolo definisce camminare secondo lo Spirito’. Cristo ci ha liberati per la libertà!’ scrive l’Apostolo e spiega che questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell’essere a servizio gli uni degli altri’. Libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti. Il Papa ha quindi ricordato che volge ormai al termine il mese di giugno, caratterizzato dalla devozione al Sacro Cuore di Cristo. Proprio nella festa del Sacro Cuore abbiamo rinnovato con i sacerdoti del mondo intero il nostro impegno di santificazione. Oggi ha aggiunto vorrei invitare tutti a contemplare il mistero del Cuore divino-umano del Signore Gesù, per attingere alla fonte stessa dell’Amore di Dio. Chi fissa lo sguardo su quel Cuore trafitto e sempre aperto per amore nostro, sente la verità di questa invocazione: Sei tu, Signore, l’unico mio bene’, ed è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore. O Maria, che hai corrisposto senza riserve alla divina chiamata, prega per noi!, ha concluso il Pontefice. Stamani, in Libano, è stato proclamato beato Estéphan Nehmé, al secolo Joseph, religioso dell’Ordine Libanese Maronita, vissuto in Libano tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Mi rallegro di cuore con i fratelli e le sorelle libanesi, e li affido con grande affetto alla protezione del nuovo beato. Lo ha detto ieri mattina, dopo la recita dell’Angelus da piazza San Pietro, Benedetto XVI. In questa domenica che precede la solennità dei santi Pietro e Paolo ha ricordato il Santo Padre , ricorre in Italia e in altri Paesi la Giornata della carità del Papa. Perciò, il Pontefice ha espresso la sua viva gratitudine a quanti, con la preghiera e le offerte, sostengono l’azione apostolica e caritativa del Successore di Pietro e favore della Chiesa universale e di tanti fratelli vicini e lontani. Nei saluti nella varie lingue ai pellegrini presenti in piazza San Pietro, rivolgendosi ai polacchi, il Papa ha ricordato: Si avvicina il periodo delle vacanze. Per tanti esso sarà tempo di riposo. Auguro che gli incontri con la natura, con nuove persone, con i frutti della creatività umana siano un’occasione non solo di recupero delle forze fisiche e dello sviluppo intellettuale, ma anche di un più intensivo contatto con Dio e di rafforzamento nella fede. Dio vi benedica!.Sir