Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A CIPRO: POLITICI RETTI E CHE SERVANO BENE COMUNE

(ASCA) – 5 giu – Nel giorno in cui, al largo di Gaza, un’altra nave pacifista, la Rachel Corrie, prova, ancora senza successo, a rompere il blocco israeliano attorno alla Striscia, papa Benedetto XVI nel secondo giorno del suo viaggio di tre giorni a Cipro, si sofferma sul senso profondo dell’agire politico, evocando principi condivisi dai “grandi filosofi greci”, “islamici” e “cristiani”: un modo per lanciare un appello alla responsabilità e alla “rettitudine” a tutte le parti in gioco nel complesso scacchiere mediorientale.«Gli antichi filosofi greci – ha detto papa Ratzinger davanti al presidente della Repubblica greco-cipriota, Demetris Christofias (testo integrale), che gli aveva chiesto senza mezzi termini di condannare l'”occupazione” turca del nord dell’isola – ci insegnano che il bene comune viene servito precisamente attraverso l’influenza di persone dotate di chiara visione morale e di coraggio». “Per loro, e per i grandi filosofi islamici e cristiani che hanno seguito i loro passi, la pratica della virtù – ha proseguito – consisteva nell’agire secondo la retta ragione, nel perseguimento di tutto ciò che è vero, buono e bello”, perché “la rettitudine morale e il rispetto imparziale degli altri e del loro benessere sono essenziali al bene di qualsiasi società, dato che essi stabiliscono un clima di fiducia nel quale ogni relazione umana, religiosa o economica, sociale e culturale, o civile e politica, acquista forza e sostanza”. Ai politici, per il pontefice, spetta il compito di “promuovere la verità morale”, destrutturando “la ideologie politiche”. “Anche ai giorni nostri – ha concluso – siamo testimoni di tentativi di promuovere pseudo-valori con il pretesto della pace, dello sviluppo e dei diritti umani”. Ma oggi papa Ratzinger ha toccato anche il tema della pedofilia, che continua a scuotere dalle fondamenta la Chiesa cattolica. Soprattutto alla luce degli scandali, ha detto Benedetto XVI alla comunità cattolico-maronita dell’isola, “la Chiesa ha guadagnato una rinnovata consapevolezza del bisogno di sacerdoti buoni, santi e ben preparati”. Nel pomeriggio, il pontefice ha quindi celebrato una messa per i sacerdoti, i religiosi e i diaconi nella chiesa della Santa Croce di Nicosia (testo integrale), cogliendo l’occasione per rivolgersi alla minoranza cristiana del Medio Oriente ed esortarla a non abbandonare questa terra: “Dove i cristiani sono in minoranza – queste le sue parole -, dove soffrono privazioni a causa delle tensioni etniche e religiose, molte famiglie prendono la decisione di andare via, e anche i pastori sono tentati di fare lo stesso. In situazioni come queste, tuttavia, un sacerdote, una comunità religiosa, una parrocchia che rimane salda e continua a dar testimonianza a Cristo è un segno straordinario di speranza non solo per i cristiani, ma anche per quanti vivono nella Regione. La loro sola presenza è un’espressione eloquente del Vangelo della pace, della decisione del Buon Pastore di prendersi cura di tutte le pecore, dell’incrollabile impegno della Chiesa al dialogo, alla riconciliazione e all’amorevole accettazione dell’altro”. Nel primo pomeriggio, per il papa c’é stato anche l’incontro con una personalità islamica, Cheik Mohammed Nazim Abil Al-Haqqani, leader spirituale di un movimento sufi, 89 anni, impegnato nel dialogo interreligioso. Un breve fuori-programma all’esterno della nunziatura durante il quale il leader sufi ha spiegato che vive dietro la Chiesa, nella parte Nord di Cipro, e di essere venuto per salutare il pontefice. Si è scusato per il fatto di aver aspettato seduto. “Sono molto anziano”, ha detto. E il papa ha risposto: “Sono anziano anch’io!”. Non si è presentato invece, malgrado fosse atteso, il gran muftì della parte nord dell’isola. Durante il colloquio, Nazim ha donato al papa un bastone istoriato, una targa con parole di pace in arabo e un rosario musulmano.