Vita Chiesa

KIRCHENTAG: MESSAGGIO DI BENEDETTO XVI, «IL MONDO HA BISOGNO DI SPERANZA»

Un invito alla speranza nonostante l’attuale periodo travagliato. A rivolgerlo è papa Benedetto XVI in un messaggio inviato ai partecipanti alla Giornata ecumenica delle Chiese (Ökt – Kirchentag) inaugurata ieri a Monaco. “In un periodo difficile – scrive il Papa – volete dare un segnale di speranza nella Chiesa e nella società. Vi ringrazio molto per questo, perché il nostro mondo ha bisogno di speranza, il nostro tempo ha bisogno di speranza. Ma la Chiesa è davvero un luogo di speranza? Negli ultimi mesi ci siamo continuamente confrontati con notizie che ci vogliono togliere la gioia della Chiesa, che la oscurano come luogo di speranza”. Il Papa esorta a imitare, oltre i Santi, anche le “piccole persone, che non vengono citate da giornali e da libri di storia, cresciute in grande umanità e bontà in virtù della loro fede”. “Se non percepiamo solo il lato oscuro ma anche quello luminoso e buono del nostro tempo, vediamo come la fede renda l’essere umano puro, educandolo all’amore”. “La zizzania esiste anche e proprio all’interno della Chiesa e tra coloro che il Signore ha chiamato in modo particolare al Suo servizio. Ma la luce di Dio non è venuta meno, il buon grano non è stato soffocato dal seme del male”, ribadisce il Papa citando la parabola evangelica del grano e della zizzania.“La frase ‘Affinché abbiate la speranza’ – prosegue il Papa riferendosi allo slogan della Ökt – ci vuole invitare innanzitutto a non perdere di vista le cose buone. Ci invita ad essere buoni e a ridiventare sempre buoni, a combattere al fianco di Dio per il mondo come fece Adamo e a tentare strenuamente di vivere della giustizia di Dio”. “Ma allora, la Chiesa è un luogo di speranza? Sì, perché da essa la Parola di Dio continua ad arrivare a noi, la parola che ci purifica e ci indica la via della fede”. Benedetto XVI sottolinea che “niente può oscurare o distruggere tutto ciò. E di questo dobbiamo rallegrarci persino nella tribolazione”. Il Papa ricorda che “se parliamo della Chiesa come luogo della speranza che proviene da Dio, ciò comporta anche un esame di coscienza: come mi comporto con la speranza che Dio ci ha donato? Mi lascio davvero formare dalla sua parola? Mi lascio cambiare e guarire da Lui? Quanta zizzania cresce in me? Sono pronto a strapparla? Sono riconoscente per il dono del perdono e disponibile a mia volta a perdonare e a guarire, anziché condannare?”. “Le cose che possiamo fare noi stessi non sono oggetto di speranza – osserva il Pontefice – bensì sono compiti da svolgere con il sostegno del nostro intelletto, della nostra volontà e del nostro cuore. Ma le cose più grandi possono esserci date solo come dono: l’amicizia, l’amore, la gioia, la felicità”. “Tutti noi vogliamo vivere: ma anche la vita non possiamo darcela da soli. Quasi nessuno parla oggi della vita eterna, che un tempo rappresentava il vero e proprio oggetto di speranza”, constata Benedetto XVI. “Poiché nessuno osa credere ad essa, ci si aspetta tutto dalla vita terrena. Mettere da parte la speranza nella vita eterna conduce ad una bramosia di vita ‘qui ed ora’, che quasi inevitabilmente diventa egoistica e che resta comunque irrealizzabile”, afferma il Papa. “Le grandi cose della vita non possiamo ‘farle’: le possiamo solo auspicare. La buona notizia della fede è proprio questa: esiste qualcuno che ce le può donare. Non siamo abbandonati a noi stessi. Dio vive, Dio ci ama”. A conclusione del suo messaggio, rivolgendosi ai partecipanti al Kirchentag, il Papa auspica che “vi rallegriate di nuovo del fatto di poter conoscere Dio, del fatto che conosciamo Cristo e che Lui ci conosce. Questa è la nostra speranza e la nostra gioia, nonostante la confusione di questo periodo”.Sir