Il volontariato italiano dal ’96 al 2006 è cresciuto del 14,9% (4 milioni e 400 mila nel 2006) ma c’è stata una defezione dei giovani adulti. Le fasce d’età più rappresentate sono quelle dei pensionati (uno su 4), degli adulti e dei minorenni. E’ quanto emerge da una ricerca sul volontariato giovanile nel contesto delle Caritas diocesane, a cura di Marco Livia, direttore dell’Iref (l’Istituto ricerche educative e formative delle Acli) e Francesco Pierpaoli, responsabile della pastorale giovanile delle Marche. La ricerca Caritas-Iref viene presentata oggi al 34° convegno nazionale delle Caritas diocesane, in corso dal 26 al 29 aprile a San Benedetto del Tronto (Ap), con la partecipazione di 600 delegati da 220 Caritas diocesane. I percorsi attraverso cui i giovani volontari si avvicinano alla Caritas sono molteplici: la scuola, l’università, gli organi di stampa (soprattutto la free-press), la parrocchia, il passaparola. Quest’ultimo rimane un veicolo formidabile spiegano i ricercatori perché unisce all’informazione la forza della testimonianza, soprattutto se si incrocia con la scuola o la parrocchia. Rimane ancora valido, inoltre, il binomio scoutismo-volontariato. Ma la vera novità è che il retroterra sociale e culturale cattolico e le motivazioni altruistiche non costituiscono più l’humus esclusivo su cui si innesta la pratica del volontariato in Caritas.La ricerca suggerisce di curare soprattutto l’accompagnamento del giovane volontariato all’inizio della sua esperienza, con un’accoglienza familiare, uno o più colloqui di orientamento, alcuni accorgimenti organizzativi nella scelta dei servizi, la formazione. Sarebbe inoltre opportuno flessibilizzare l’offerta di servizi, in termini di orari e di proposta, perché la vita dei giovani è oramai sempre più scandita da ritmi flessibili e incontrollabili. Di fronte ad una domanda di partecipazione al volontariato Caritas oramai laica, multicanale e multiculturale, Livia e Pierpaoli invitano a valorizzare soprattutto il canale scolastico, per la funzione educativa sottesa e la grande potenzialità che esso può esprimere. Inoltre, troppo spesso le scuole sono auto-referenziali e scarsamente integrate nel luogo di insediamento, avulse come sono dai problemi specifici del territorio: il partenariato con organizzazioni di volontariato presenti in loco radicherebbe maggiormente la sede scolastica, specie se i progetti riguardassero anche il disagio giovanile. I giovani studenti, anche minorenni, chiusi come sono nel mondo ovattato della conoscenza in vitro affermano -, abbagliati dall’esperienza in virtuo dei videogiochi e di internet, verrebbero immersi nell’esperienza in vivo del volontariato Caritas. Da parte sua, la Caritas trarrebbe giovamento da un’iniziativa su larga scala, perché offrirebbe la sua esperienza ad una platea potenzialmente illimitata di giovani, con prospettive di tenuta anche a medio e lungo termine. Oggi al convegno si parla di annuncio, celebrazione, carità e ambiti di vita con don Salvatore Currò, presidente dell’Associazione italiana dei Catecheti e Goffredo Boselli, monaco del monastero di Bose. E’ stato anche presentato un video realizzato da TV 2000 sull’impegno della Caritas in Abruzzo accanto ai terremotati, un opuscolo e una mostra. Grazie alla raccolta indetta in tutte le parrocchie e alla offerte sono pervenuti circa 27 milioni di euro, ai quali si aggiungono i 5 milioni messi a disposizione dalla Cei. Ad un anno dal terremoto sono 48 le strutture realizzate o in fase di realizzazione. Nel pomeriggio ci si confronterà in tre assemblee tematiche su tradizione della fede, festa e lavoro, cittadinanza, in riferimento a giovani, crisi economica e percorsi di integrazione. Seguirà una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di AnconaOsimo e, in serata, uno spettacolo di danza, canto e recitazione su testi di don Primo Mazzolari tratti dall’audiolibro del Centro Europeo Risorse Umane in collaborazione con Multimedia San Paolo e Caritas.Sir