La Chiesa ha il compito di evangelizzare, e dunque anche l’ampio mondo dei media digitali va guardato con simpatia e stima da parte della Chiesa e dei suoi operatori. Lo ha detto il card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei, salutando a braccio i giornalisti, prima di entrare in sala e tenere la sua relazione (testo integrale su agensir), che ha concluso la seconda giornata di lavori. L’impegno della comprensione e della progettazione della presenza della Chiesa nel mondo dei media digitali al centro delle riflessioni di queste nostre giornate – è, come dice il Papa, un ambito pastorale vasto e delicato’, richiede cioè di soffermarsi anzitutto sull’azione della Chiesa nell’attuale contesto per individuare forme attestabili di fedeltà al Vangelo, ha detto il card. Angelo Bagnasco, nel suo intervento. L’opera di evangelizzazione, come afferma il Papa, non è mai un semplice adattarsi alle culture, ma è sempre anche una purificazione, un taglio coraggioso. Due, per il presidente della Cei, gli ordini dei problemi che gli scenari definiti dai media digitali presentano all’intelligenza credente e alla responsabilità progettuale della nostra Chiesa. Il primo è la prospettiva missionaria dell’animazione culturale, cioè la questione di come la fede cristiana possa innervare le realtà che si vanno definendo, sia dal punto di vista della costruzione delle simboliche culturali personali che dal punto di vista delle strutture sociali. La seconda, la riflessione per comprendere le strade attraverso le quali rispondere alla domanda di come si possa esprimere il Vangelo nella contemporaneità. Dare un’anima non solo al proprio impegno pastorale ma anche all’ininterrotto flusso comunicativo della Rete. A riprendere questo passo del messaggio del Papa per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è stato il card. Bagnasco che a proposito del rapporto tra Chiesa e rete ha puntualizzato: Andare oltre, partire da sé per dirigersi verso l’altro, significa uscire dalla mera logica dell’accesso per entrare nella dinamica del dialogo, categoria che non esaurisce la propria pregnanza semantica nel rapporto fra un io e un tu, ma esprime qualcosa che trascende entrambi gli interlocutori. Alla smaterializzazione dei luoghi ha detto il presidente della Cei agli animatori della comunicazione e della cultura siete chiamati a far corrispondere l’intreccio stabile delle relazioni dense, a dare al mondo digitale un’anima cristiana. La sfida, per la comunità cristiana, è in particolare riuscire a usare i social media come prefigurazione di uno stile di maggiore condivisione.Integrare in modo corretto ed efficace la missione educativa – che si avvale delle dinamiche tradizionali insostituibili – con le più recenti tecnologie mediatiche. E’ questo, per il card. Bagnasco, un compito da affrontare con intelligenza e fiducia, senza assolutismi ingenui e acritici o demonizzazioni apocalittiche. Perché tale processo educativo possa compiersi ha ammonito – è necessario che coloro che operano in ambito educativo sappiano anzitutto essere loro stessi familiari dei media digitali, sperimentino cioè cosa significhi navigare, essere on line, abbandonando le retoriche unilaterali e ricorrenti. Il cardinale non ha mancato, tuttavia, di mettere in guardia da alcuni pericoli della Rete che , pur essendo un’occasione per ritessere la dinamica relazionale, fa sì che si rimanga facilmente estranei nella chiacchiera di superficie e nella curiosità senza interesse. Il consenso della maggioranza diventa a volte l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire ed avvia nella Rete il processo della spirale del silenzio per cui alcuni temi – come l’impegno personale e della Chiesa per la vita, la famiglia, la libertà educativa, la giustizia sociale, la solidarietà – sono destinati spesso all’oblio. Al contrario, per Bagnasco è urgente recuperare un giudizio chiaro ed inequivocabile sul primato assoluto di Dio, unico garante della dignità di ogni uomo.Quella di una evangelizzazione mediatica è un’idea illusoria quanto errata. Parola del card. Bagnasco, che ha definito tale eventuale opzione una sintesi frettolosa e carica di fraintendimenti. La Rete è, come ogni altro ambito di relazione, un luogo di evangelizzazione per annunciare Cristo e per annunciare l’uomo, ha puntualizzato il presidente della Cei, secondo il quale questo è il tempo di riscoprire l’alfabeto dell’umano, poiché le grandi categorie come la persona, la vita e la morte, la famiglia e l’amore rischiano di diventare evanescenti e distorte nei loro significati, di essere risucchiate e sfinite da un individualismo dominante ed esasperato. Di qui la necessità di andare oltre ogni deformazione culturale: Come ricordava il Concilio Vaticano II, incontrare Cristo, l’uomo perfetto, e accoglierlo nella propria vita, introduce nella umanità vera e piena a cui tutti sono chiamati. In questo dinamismo missionario, gli animatori della comunicazione e della cultura sono protagonisti nella Chiesa, chiamati ad essere sale di sapienza e lievito di crescita. In concreto, ciò significa non essere conformisti e non cercare inutili quanto sterili forme di consenso consolatorio, ma anche soggetti attivi, terminali di connessioni, attivatori di partecipazione gratuita e responsabile, perché la Rete non è fatta di confini, ma di ponti. Come il cuore di Dio.Sir