Vita Chiesa

BENEDETTO XVI NELL’UDIENZA PARLA DEL VIAGGIO A MALTA: NON AVER PAURA DELLE TEMPESTE E NEPPURE DEI NAUFRAGI

“Non avere paura delle tempeste della vita, e nemmeno dei naufragi, perché il disegno d’amore di Dio è più grande anche delle tempeste e dei naufragi”. E’ questo, “in sintesi”, il “messaggio” del recente viaggio apostolico a Malta, di cui il Papa – nell’udienza di oggi, cui in piazza S. Pietro hanno assistito circa 15 mila fedeli – ha ripercorso le tappe più salienti. Tra i momenti del viaggio, il Papa ha citato anche l’incontro con “alcune persone vittime di abusi da parte di esponenti del clero”, dopo la messa a Floriana: “ho condiviso con loro la sofferenza e, con commozione, ho pregato con loro, assicurando l’azione della Chiesa”, le parole di Benedetto XVI. “La sfida di coniugare nella complessità dell’oggi la perenne validità del Vangelo è affascinante per tutti, ma specialmente per i giovani”, ha detto Benedetto XVI ricordando l’”entusiasmo” che ha caratterizzato l‘incontro con i giovani al porto di Valletta. “A loro – ha proseguito il Santo Padre – non potevo non ricordare l’esperienza giovanile di san Paolo: un’esperienza straordinaria,unica, eppure capace di parlare alle nuove generazioni di ogni epoca”. Ai giovani, “potenziali eredi dell’avventura spirituale di san Paolo”, il Papa ha raccomandato di “scoprire la bellezza dell’amore di Dio donatoci in Gesù Cristo, abbracciare il mistero della sua Croce, essere vincitori proprio nelle prove e nelle tribolazioni”.“La gente maltese sa trovare nella visione cristiana della vita le risposte alle nuove sfide”. Lo ha detto il Papa, ripercorrendo durante l’udienza il suo viaggio a Malta. “Ne è un segno – ha proseguito Benedetto XVI – il fatto di aver mantenuto saldo il profondo rispetto per la vita non ancora nata e per la sacralità del matrimonio, scegliendo di non introdurre l’aborto e il divorzio nell’ordinamento giuridico del Paese”. Tutto ebbe inizio, ha ricordato il Santo Padre, dal naufragio e dalla successiva permanenza di san Paolo a Malta, grazie alla quale “nacque una comunità cristiana fervente e solida, che dopo duemila anni è ancora fedele al Vangelo e si sforza di coniugarlo con le complesse questioni dell’epoca contemporanea”. Un compito, questo, “non sempre facile, né scontato”, ma “la vocazione più profonda di Malta è quella cristiana, vale a dire la vocazione universale della pace”. “La celebre croce di Malta – le parole del Papa – ha sventolato tante volte in mezzo a conflitti e contese”, ma “non ha mai perso il suo significato autentico e perenne: è il segno dell’amore e della riconciliazione, e questa è la vera vocazione dei popoli che accolgono e abbracciano il messaggio cristiano”. “La storia di questo popolo da quasi duemila anni è inseparabile dalla fede cattolica”, ha sottolineato il Papa, definendo quella dei maltesi una accoglienza “calorosa” e “straordinaria”. “Il mio viaggio – ha spiegato il Papa – aveva lo scopo di confermare nella fede la Chiesa che è in Malta, una realtà molto vivace, ben compaginata e presente sul territorio di Malta e Gozo. E’ stato per me motivo di gioia, ed anche di consolazione sentire il particolare calore di quel popolo che dà il senso di una grande famiglia, accomunata dalla fede e dalla visione cristiana della vita”. “Se Malta dà il senso di una grande famiglia, non bisogna pensare che, a causa della sua conformazione geografica, sia una società isolata dal mondo”, ha puntualizzato Benedetto XVI “Non è così, e lo si vede dai contatti che Malta intrattiene con vari Paesi e dal fatto che in molte nazioni si trovano sacerdoti maltesi”. Questo perché “le famiglie e le parrocchie di Malta hanno saputo educare tanti giovani al senso di Dio e della Chiesa, così che molti di loro hanno risposto generosamente alla chiamata di Gesù e sono diventati presbiteri”. Tra questi, “numerosi hanno abbracciato l’impegno missionario ad gentes, in terre lontane, ereditando lo spirito apostolico che spingeva san Paolo a portare il Vangelo là dove ancora non era arrivato”, ha sottolineato il santo Padre, secondo il quale “la fede si rafforza quando viene offerta agli altri”. “Sul ceppo di questa fede”, Malta “si è sviluppata ed ora si apre a varie realtà economiche, sociali e culturali, alle quali offre un apporto prezioso”.“Crocevia naturale, Malta è al centro di rotte di migrazione: uomini e donne, come un tempo san Paolo, approdano sulle coste maltesi, talvolta spinti da condizioni di vita assai ardue, da violenze e persecuzioni”. A ricordarlo è stato il Papa, che nella catechesi si è soffermato sul suo quattordicesimo viaggio apostolico fuori dall’Italia. Tutto ciò, ha precisato subito dopo Benedetto XVI, “comporta problemi complessi sul piano umanitario, politico e giuridico, problemi che hanno soluzioni non facili, ma da ricercare con perseveranza e tenacia, concertando gli interventi a livello internazionale”. “Così è bene che si faccia in tutte le nazioni che hanno i valori cristiani nelle radici delle loro Carte Costituzionali e delle loro culture”, la conclusione del Pontefice.“Colgo questa opportunità per esprimere la mia stima e la mia viva riconoscenza a voi e ai sacerdoti che in tutto il mondo si dedicano con zelo apostolico al servizio del popolo di Dio, testimoniando la carità di Cristo”. Con queste parole il Papa si è rivolto ai parroci e agli altri sacerdoti della diocesi di Roma, accompagnati dal cardinale vicario Agostino Vallini e dai vescovi ausiliari, e radunatisi oggi in piazza S. Pietro di ritorno dal pellegrinaggio ad Ars, promosso in occasione dell’Anno Sacerdotale. “Cari sacerdoti romani, vi ringrazio della vostra presenza, segno di affetto e di vicinanza spirituale”, le parole di Benedetto XVI: “Sull’esempio di san GiovanniMaria Vianney, siate pastori pazienti e solleciti del bene delle anime”. Il saluto del Santo Padre si è poi esteso alle postulanti e alle novizie che partecipano ad un incontro promosso dall’Usmi: ”cresca in ciascuna il desiderio di servire con gioia Gesù e il Vangelo”. Non è mancato un saluto ai “tanti studenti di ogni ordine e grado” presenti all’udienza, incoraggiati dal Papa “a perseverare nel generoso impegno di testimonianza cristiana nel mondo della scuola”. Infine, un pensiero alla Giornata per le vocazioni, che si celebra domenica prossima e in vista della quale Benedetto XVI ha invitato i giovani a “trovare nel dialogo con Dio la vostra personale risposta ala suo disegno di amore”.Al termine dell’udienza generale di oggi, il Papa ha benedetto i resti di una statua della Madonna, proveniente dalla cattedrale di Hiroshima, e rimasta miracolosamente intatta dopo i bombardamenti atomici di Hiroshima e Nagasaki. La statua – o meglio ciò che rimane di essa, vale a dire la testa della Vergine, con il visto incorniciato dai capelli ma senza gli occhi – nei prossimi giorni verrà trasportata a Guernica, in Spagna, dove esiste un’altra statua analoga che è scampata ai bombardamenti della guerra civile spagnola. Le due statue, “accompagnate” dai rispettivi vescovi, saranno inoltre a breve ospitate all’Onu, dove idealmente si faranno latrici di un appello – scritto dai due vescovi le cui città sono state vittime dell’atomica, Hiroshima e Nagasaki – a favore del rinnovo del Trattato di non proliferazione nucleare. “Abolire le armi nucleari – si legge nel testo, siglato il 26 febbraio scorso – è una sfida per tutti i Paesi, indipendentemente dal fatto che possiedano o no l’atomica”. Il trattato in questione, dunque, rappresenta “un primo passo verso l‘abolizione delle armi nucleari”, per “realizzare un mondo dove ognuno possa vivere una vita umana piena di amore e di fiducia nella collaborazione reciproca”.Sir