«L’esperienza cristiana, vissuta nella sua integralità, è un’esperienza di libertà» e questo «contrasta con una serie di luoghi comuni delle culture egemoni nella società contemporanea, che vorrebbero farci vedere nel Vangelo, con cui Gesù venne ad annunciare ai poveri la liberazione, una costrizione, un vincolo che impedirebbe la piena realizzazione di noi stessi». Lo ha detto l’arcivescovo di Firenze, monsignor Giuseppe Betori, durante l’omelia della messa per i cattolici impegnati in ambito sociale e politico e nell’amministrazione pubblica, celebrata venerdì 9 aprile nella chiesa di San Salvatore in vescovado, a Firenze. Presenti alla celebrazione numerosi politici toscani, tra parlamentari, consiglieri e assessori. Tra questi anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Mons. Betori nell’omelia è partito dal riferimento all’iscrizione presente sul frontone di Palazzo Vecchio, voluta da Cosimo I, che recita Iesus Christus Rex Regum et Dominum Dominantium (Gesù Cristo Re dei Re e Signore dei Signori) che sostituì quella della Repubblica Fiorentina Iesus Christus Dominus Rex Populi Florentini (Gesù Cristo Signore Re del Popolo Fiorentino) con la quale «quei fiorentini – ha sottolineato -, che nell’esperienza della Repubblica esprimevano il loro rifiuto ad ogni sottomissione umana, riconoscevano invece che quel rifiuto implicava ineludibilmente una sottomissione a Cristo, l’unico Signore e Re riconoscibile come compimento della loro umanità». «Lungi da me – ha proseguito Betori -, nel ricordare queste cose, voler rivendicare una impostazione confessionale della vita politica e amministrativa della città. Ma ritengo che sia ancora da condividere la convinzione dei nostri antenati, che cioé Gesù, la sua persona e il suo insegnamento, possa essere un riferimento di garanzia per ogni persona umana e per la società intera di questa città, che nel riconoscerlo Signore salvaguarda la sua libertà». «E vorrei chiarire ancora una volta – ha continuato – che non si tratta di imporre principi religiosi in forma di leggi, ma di individuare in quei principi una riserva di significato per la vita di ciascuno e quindi anche per il modo con cui governare la nostra convivenza». Betori ha quindi sottolineato che «la Chiesa rivolge a tutti la sua voce secondo un’ottica di universalità, per cui il Vangelo non è per sé e per i suoi, ma per tutti». L’arcivescovo, al termine della celebrazione, ha ringraziato i politici presenti «per il vostro servizio svolto nelle istituzioni».