L’invito a riconoscere Gesù come fonte di ogni vita è stato rivolto questo pomeriggio da Benedetto XVI durante l’omelia della Messa in Coena Domini presieduta nella Basilica di S. Giovanni in Laterano. Nessuno ha la vita da se stesso e solamente per se stesso ha spiegato il Pontefice – . Noi l’abbiamo nella relazione con l’altro. Se è una relazione nella verità e nell’amore, un dare e ricevere, essa dà pienezza alla vita, la rende bella. Ma proprio per questo, la distruzione della relazione ad opera della morte può essere particolarmente dolorosa. Di qui il monito papale: La nostra vita diventa autentica, vera e così anche eterna, se conosciamo Colui che è la fonte di ogni essere e di ogni vita. Così la parola di Gesù diventa un invito per noi: diventiamo amici di Gesù, cerchiamo di conoscerLo sempre di più!. Allora viviamo veramente. Il Papa si è quindi soffermato sulla rivelazione del nome di Dio della quale nel corso della Preghiera sacerdotale Gesù parla due volte. Dio, che è infinito e sussiste in se stesso ha spiegato -, entra nell’intreccio di relazioni degli uomini e questo essere di Dio con il suo popolo si compie nell’incarnazione del Figlio. Pertanto il mistero eucaristico, la presenza del Signore sotto le specie del pane e del vino è la massima e più alta condensazione di questo nuovo essere-con-noi di Dio. La richiesta più nota della Preghiera sacerdotale è la richiesta dell’unità per i discepoli, per quelli di allora e quelli futuri ha affermato ancora Benedetto XVI nell’omelia della Messa in Coena Domini presieduta questo pomeriggio nella Basilica di S. Giovanni in Laterano. Innanzitutto, ha spiegato il Papa, il Signore prega per i discepoli di quel tempo e di tutti i tempi futuri. Guarda in avanti verso l’ampiezza della storia futura. Vede i pericoli di essa e raccomanda questa comunità al cuore del Padre. Egli chiede al Padre la Chiesa e la sua unità. È stato detto, ha osservato Benedetto XVI, che nel Vangelo di Giovanni la Chiesa non compare. Qui, invece, essa appare nelle sue caratteristiche essenziali: come la comunità dei discepoli che, mediante la parola apostolica, credono in Gesù Cristo e così diventano una cosa sola. Gesù implora la Chiesa come una ed apostolica. Così questa preghiera è propriamente un atto fondante della Chiesa che nasce dalla preghiera di Gesù e mediante l’annuncio degli Apostoli. I credenti, ha evidenziato il Papa, sono chiamati a vivere nell’interiore comunione con Dio e con Gesù Cristo e occorre che da questo essere interiormente nella comunione con Dio si crei l’unità visibile. Due volte, ha precisato, il Signore dice che questa unità dovrebbe far sì che il mondo creda alla missione di Gesù.La preghiera di Gesù ha sottolineato il Papa nell’omelia della Messa in Coena Domini nella basilica di S. Giovanni in Laterano – ci dà la garanzia che l’annuncio degli Apostoli non potrà mai cessare nella storia; che susciterà sempre la fede e raccoglierà uomini nell’unità in un’unità che diventa testimonianza per la missione di Gesù Cristo. Ma questa preghiera, ha ammonito Benedetto XVI, è sempre anche un esame di coscienza per noi. In quest’ora il Signore ci chiede: vivi tu, mediante la fede, nella comunione con me e così nella comunione con Dio? o sei forse colpevole della divisione che oscura la mia missione nel mondo?. Nel rilevare che il vedere tutto ciò che minaccia, distrugge l’unità è stata una componente della Passione storica di Gesù e rimane una parte di quella sua Passione che si prolunga nella storia, il Pontefice ha concluso: Quando noi meditiamo sulla Passione del Signore, dobbiamo anche percepire il dolore di Gesù per il fatto che siamo in contrasto con la sua preghiera; che facciamo resistenza al suo amore; che ci opponiamo all’unità, che deve essere per il mondo testimonianza della sua missione. Durante il rito i presenti sono stati invitati a compiere un atto di carità per la ricostruzione del Seminario di Port-au-Prince in Haiti. La somma raccolta è stata affidata al Papa al momento della presentazione dei doni.Sir