Il legame tra l’unità della Chiesa e la proclamazione missionaria del Vangelo continua ad essere ancora oggi un elemento essenziale della coscienza ecclesiale e da tale legame scaturisce un preciso appello all’azione concorde dei cristiani e delle Chiese. Lo ha ricordato questo pomeriggio il card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, intervenendo al convegno nazionale dei delegati diocesani per l’ecumenismo e il dialogo sul tema: L’ortodossia in Italia. Nuove sfide pastorali, nuovi incontri spirituali (Ancona, 1/3 marzo). Se si osserva la situazione attuale, ha sottolineato il cardinale, constatiamo che la Chiesa continua ad essere segnata dalle divisioni che si sono prodotte nel corso dei secoli tanto che permane ed è sempre più urgente il compito di rendere testimonianza alla fede cristiana. Una testimonianza comune dei cristiani al Vangelo, ha precisato il card. Tettamanzi, oggi particolarmente urgente, in un contesto sempre più segnato dal pluralismo di religioni e di culture che interpella non le singole confessioni cristiane, ma il cristianesimo in quanto tale chiedendo una risposta il più possibile unitaria e corale.Il panorama italiano, in passato caratterizzato sul piano religioso da sostanziale omogeneità, ha proseguito il cardinale, è oggi fortemente segnato dall’incontro, non di rado carico di difficoltà e di tensioni, tra diverse culture e religioni e in una simile situazione noi cristiani siamo chiamati a offrire insieme una testimonianza unanime e concorde attraverso concrete opere di accoglienza nei confronti dei migranti, dei più poveri e deboli. In questo contesto, l’impegno ecumenico deve dunque trovare un posto tra le diverse forme in cui si dispiega l’azione della Chiesa ed è necessario che le prospettive aperte dai dialoghi ecumenici possano diventare patrimonio di tutta la Chiesa investendo sulla formazione ecumenica di una nuova generazione di pastori e di fedeli che si preparano ad assumere responsabilità nella vita ecclesiale. Per il card. Tettamanzi, la presenza di fedeli e comunità ortodosse sul nostro territorio italiano è legata al grande fenomeno contemporaneo dell’immigrazione che tante inquietudini e interrogativi suscita in molti italiani ma le Chiese locali in Italia si sono confrontate con questa nuova situazione e hanno cercato di rispondere nel segno dell’ospitalità. Quando accogliamo tra noi questi cristiani, ha ribadito l’arcivescovo, dobbiamo farli sentire a proprio agio e fare in modo che la comunità cattolica sappia rispettare e valorizzare la loro diversa e ricca tradizione spirituale. Da parte cattolica, ha spiegato il cardinale, la nostra sollecitudine pastorale dovrà essere attenta ad aiutare le singole persone ortodosse a mantenere i contatti essenziali e sacramentali con i ministri e le comunità della propria Chiesa e, nello stesso tempo, a scoprire che al primo posto non c’è la propria tradizione confessionale, ma Gesù Cristo, il cui corpo indivisibile è la sua Chiesa. Appare evidente, dunque, la necessità di coniugare sensibilità ecumenica e realismo pastorale nell’affrontare la molteplice casistica di esigenze e richieste che i fedeli ortodossi, in situazioni le più diverse, pongono ai ministri cattolici. L’auspicio, ha concluso il card. Tettamanzi, è che i cristiani si uniscano a riscoprire per l’oggi il senso di una comune attesa della venuta del Signore e che riescano a vivere maggiormente l’Eucaristia come manifestazione già data del mistero dell’unico corpo di Cristo, che è la sua Chiesa.Sir