Il sacerdote deve essere realmente uomo, vivere la vera umanità, il vero umanesimo, avere formazione delle virtù umane, sviluppare la sua intelligenza, la sua affettività: lo ha detto il Papa, che oggi ha incontrato il clero romano e ha tenuto un lectio divina sul sacerdozio. Commentando la lettera di san Paolo agli Ebrei, Benedetto XVI si è soffermato a braccio – sul tema del peccato originale: L’essere umano è ferito, il peccato ha ferito la natura umana. Per questo, si dice ha mentito, ha rubato, è umano’, ma questo non è il vero essere umano, ha affermato il Papa. Essere uomo secondo la volontà del Creatore è essere generoso, volere la giustizia, la prudenza, la saggezza e con l’aiuto di Cristo uscire da questo oscuramento della nostra natura. Il vero uomo – e quindi il sacerdote – partecipa alle sofferenze degli essere umani, è uomo di compassione. Il vero uomo non vive solo nella contemplazione della verità, beato e felice. Il sacerdote entra come Cristo nella miseria umana, va verso le persone sofferenti e prende su di sé le passioni e le sofferenze del suo tempo e delle persone che gli sono affidate.Obbedienza, ha osservato Benedetto XVI, è una parola che non piace nel nostro tempo, che la considera come alienazione, atteggiamento servile, sottomissione alla volontà di un altro, mentre l’autodeterminazione sarebbe la vera esistenza umana, la vera libertà. Per il Papa, invece, libertà e obbedienza vanno insieme: L’obbedienza a Dio è conformità alla verità del nostro essere e dunque è vera libertà, mentre l’alienazione si realizza al contrario uscendo dalla volontà di Dio. Cristo ha mostrato il vero umanesimo, sempre fissato in Dio, portando tutto l’essere e la sofferenza umana nella passione, ha proseguito Benedetto XVI. Per questo – ha esortato – noi sacerdoti non possiamo isolarci, siamo presenti nella passione di questo mondo per trasformarlo verso Dio. E come Gesù piange davanti alla morte e alla distruzione provocate dagli uomini e ha gridato sulla croce, così anche il nostro sacerdozio non si limita alla Messa, ma deve saper portare la sofferenza del nostro mondo così lontano da Dio. Il sacerdozio, ha concluso il Santo Padre, non è cosa per alcune ore, ma si realizza nelle sofferenze e nelle tristezze, così come nelle gioie e nell’obbedienza.Sir