Vita Chiesa

TESTIMONI DIGITALI: MONS. POMPILI (CEI), NELLE NUOVE TECNOLOGIE CON LO SGUARDO DELLA FEDE

“Mettere a tema la nuova condizione culturale profondamente connotata dal digitale”. Questo uno degli obiettivi del convegno “Testimoni digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”. L’evento, promosso dalla Cei, si terrà a Roma dal 22 al 24 aprile 2010 e chiamerà a raccolta quanti si occupano di comunicazione e cultura nel nostro Paese. A presentare al SIR “l’importante appuntamento” di aprile è mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della Cei. “Testimoni digitali”, spiega mons. Pompili in un’intervista all’Agenzia Sir un tema composto da “un sostantivo e un aggettivo”. “Partiamo dall’aggettivo ‘digitali’: esso indica la nuova condizione in cui oggi i mass media sono in qualche modo sciolti. La tecnologia digitale, infatti, sta ridefinendo i vecchi e i nuovi media”. L’aggettivo, però, prosegue il direttore dell’Ufficio Cei, “è preceduto dal sostantivo ‘testimoni’, che è l’elemento fondamentale: dentro questa nuova condizione noi dobbiamo essere dei testimoni, cioè dei soggetti che siano in grado d’interpretarla. Non solo! Essere testimoni significa rimandare a qualcosa di ulteriore e nell’accezione cristiana il testimone fa riferimento al Vangelo. Per cui la sfida è quella di essere dentro il contesto digitale facendo risuonare la parole del Vangelo di cui ciascuno è testimone”.L’incontro di aprile avverrà a otto anni dal convegno “Parabole mediatiche”. In questi anni, afferma mons. Pompili, “è cambiata innanzitutto la condizione del mondo delle comunicazioni. Mentre prima i mass media erano ben definiti nella loro individualità, ora si sono come liquefatti nel nuovo ambiente tecnologico”. In secondo luogo, prosegue il direttore dell’Ufficio Cei, “è cambiata la mission della Chiesa in questo contesto. Se, qualche anno fa, l’obiettivo era quello di stare dentro al mondo dei media – e, in fondo, gli ultimi dieci anni sono serviti a fare delle scelte precise: pensiamo al SIR, ad Avvenire, a Tv2000, a Radio In Blu, alla galassia dei siti web – oggi la mission è un’altra. Non basta più stare dentro al mondo dei media ma bisogna starci con un profilo riconoscibile: il contesto pluralistico esige che siamo in qualche modo identificabili”. Mons. Pompili ricorda che “le nuove tecnologie esigono competenze specifiche ma richiedono pure un’idea, uno sguardo. La Chiesa deve riuscire a far trapelare attraverso le nuove tecnologie quello che è il suo sguardo assolutamente originale sulla realtà: lo sguardo della fede”. L’evento di aprile sarà anche l’occasione per “mettere in rete” le diverse esperienze comunicative della Chiesa italiana. “Lo sforzo che il convegno vorrebbe produrre – conclude mons. Pompili – è proprio quello di passare dal fare all’essere rete”.Sir