Quello odierno è un evento che lascerà un segno profondo nelle relazioni fra il mondo ebraico e quello cristiano, non solo sul piano religioso ma soprattutto per la ricaduta che auspichiamo possa avere tra le persone nella società civile. È l’augurio espresso ieri da Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma, durante l’intervento per la visita alla sinagoga di Benedetto XVI. Dopo aver dichiarato che sul tema dell’immigrazione possiamo e dobbiamo contrastare paura e sospetto, egoismo ed indifferenza e rafforzare la cultura dell’accoglienza e della solidarietà, dell’altruismo e della sete di conoscenza dell’altro, Pacifici ha posto l’accento sul peso della storia che si fa si sentire anche sull’evento di oggi con ferite ancora aperte che non possiamo ignorare e per questo guardiamo con rispetto anche coloro che hanno deciso di non essere fra noi. Sul processo di beatificazione di Papa Pacelli, infine, Pacifici ha ribadito che il silenzio di Pio XII di fronte alla Shoàh, duole ancora come un atto mancato perché forse non avrebbe fermato i treni della morte, ma avrebbe trasmesso, un segnale, una parola di estremo conforto, di solidarietà umana, per quei nostri fratelli trasportati verso i camini di Auschwitz.Sir