Comunicare messaggi dotati di sapienza, isopirati cioè alla verità, alla bontà, alla bellezza. E’ questa la grande responsabilità affidata dal Papa alle persone che operano nell’ambito multiforme e complesso della cultura, della comunicazione, dei media. Attualizzando, nell’udienza di oggi, la figura di Giovanni di Salisbury, teologo di una delle scuole filosofiche e teologiche più importanti del Medioevo, quella della cattedrale di Chartres, in Francia, Benedetto XVI ha definito molto attuale un insegnamento tratto da una delle sue opere, in cui Giovanni elogia la cultura, l’autentica filosofia, l’incontro cioè tra pensiero forte e comunicazione, parola efficace. Per il teologo, infatti, una sapienza senza parola può giovare a confronto della propria coscienza, ma raramente e poco giova alla società. Oggi ha detto il Santo Padre – quella che Giovanni definiva eloquenza, cioè la possibilità di comunicare con strumenti sempre più elaborati e diffusi, si è enormemente moltiplicata. Tuttavia, rimane urgente la necessità di comunicare messaggi dotati di sapienza, ispirati cioè alla verità, alla bontà, alla bellezza. È questa una grande responsabilità, che interpella in particolare le persone che operano nell’ambito multiforme e complesso della cultura, della comunicazione, dei media, ambito in cui si può annunciare il Vangelo con vigore missionario. Esiste una verità oggettiva e immutabile, la cui origine è in Dio, accessibile alla ragione umana e che riguarda l’agire pratico e sociale. Si tratta di un diritto naturale, al quale le leggi umane e le autorità politiche e religiose devono ispirarsi, affinché possano promuovere il bene comune. Ne è convinto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi svoltasi in Aula Paolo VI, davanti a circa 9 mila fedeli si è soffermato sul tema del diritto naturale come antidoto alla dittatura del relativismo. Questa legge naturale ha spiegato Benedetto XVI – è caratterizzata da una proprietà che Giovanni chiama equità, cioè l’attribuzione a ogni persona dei suoi diritti. Da essa discendono precetti che sono legittimi presso tutti i popoli, e che non possono in nessun caso essere abrogati. È questa la tesi centrale del Polycráticus, il trattato di filosofia e di teologia politica, in cui Giovanni di Salisbury riflette sulle condizioni che rendono l’azione dei governanti giusta e consentita.Il tema del rapporto tra legge naturale e ordinamento giuridico-positivo, mediato dall’equità, è ancor oggi di grande importanza, ha affermato il Papa, secondo il quale nel nostro tempo, soprattutto in alcuni Paesi, assistiamo a uno scollamento preoccupante tra la ragione, che ha il compito di scoprire i valori etici legati alla dignità della persona umana, e la libertà, che ha la responsabilità di accoglierli e promuoverli. Al contrario, sono conformi all’equità solo quelle leggi che tutelano la sacralità della vita umana e respingono la liceità dell’aborto, dell’eutanasia e delle disinvolte sperimentazioni genetiche, quelle leggi che rispettano la dignità del matrimonio tra l’uomo e la donna, che si ispirano a una corretta laicità dello Stato, la quale comporta pur sempre la salvaguardia della libertà religiosa, e che perseguono la sussidiarietà e la solidarietà a livello nazionale e internazionale. Altrimenti, ha ammonito il Santo Padre, finirebbe per instaurarsi quella che Giovanni di Salisbury definisce la tiranna del principe o, diremmo noi, la dittatura del relativismo: un relativismo che, come ricordavo qualche anno fa, non riconosce nulla come definitivo e lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.Poi Benedetto XVI ha citato la sua ultima enciclica, Caritas in veritate, in cui rivolgendosi agli uomini di buona volontà, che si impegnano affinché l’azione sociale e politica non sia mai sganciata dalla verità oggettiva sull’uomo e sulla sua dignità, ha scritto: La verità e l’amore che essa dischiude non si possono produrre, si possono solo accogliere. La loro fonte ultima non è, né può essere, l’uomo, ma Dio, ossia Colui che è Verità e Amore. Un principio, questo, definito nella terza enciclica papale assai importante per la società e per lo sviluppo, in quanto né l’una né l’altro possono essere solo prodotti umani. La stessa vocazione allo sviluppo delle persone e dei popoli ha ricordato il Pontefice – non si fonda su una semplice deliberazione umana, ma è inscritta in un piano che ci precede, e che costituisce per tutti noi un dovere che deve essere liberamente accolto. Benedetto XVI ha concluso a braccio la catechesi dell’udienza generale di oggi: Questo piano che ci precede le sue parole questa verità dell’essere, dobbiamo cercare e approfondire perché nasca la giustizia, e possiamo solo accoglierla con un cuore, una volontà, una ragione purificata nella luce di Dio.Solo in Dio vi è una scienza perfetta, che viene comunicata all’uomo, almeno parzialmente, per mezzo della rivelazione accolta nella fede, per cui la scienza della fede, la teologia, dispiega le potenzialità della ragione e fa avanzare con umiltà nella conoscenza dei misteri di Dio. Lo ha ribadito il Papa, attualizzando, nella catechesi dell’udienza generale di oggi, la figura di Giovanni di Salisbury, vescovo di Chartres, che ha accompagnato Thomas Becket durante il suo esilio in Francia. In una delle sue opere più famose, il Metaloghicòn, Giovanni ha sottolineato Benedetto XVI si pone una domanda fondamentale: che cosa può conoscere la ragione umana? Fino a che punto essa può corrispondere a quell’aspirazione che c’è in ogni uomo, cioé la ricerca della verità?. Giovanni di Salisbury adotta una posizione moderata: ordinariamente, è il suo pensiero, la ragione umana raggiunge delle conoscenze che non sono indiscutibili, ma probabili e opinabili. La conoscenza umana, cioè, è imperfetta, ma cresce e si perfeziona grazie all’esperienza e all’elaborazione di ragionamenti corretti e coerenti, grazie alla discussione, al confronto e al sapere che si arricchisce di generazione in generazione. Per Giovanni di Salisbury, inoltre, il credente e il teologo si aprono anche a un sapere pratico, che guida le azioni quotidiane, cioè alle leggi morali e all’esercizio delle virtù.Fare spazio nel vostro cuore a Gesù che viene, per testimoniare la sua gioia e la sua pace. Questo l’augurio rivolto ai giovani, in questo tempo di Avvento, dal Papa, al termine dell’udienza generale di oggi. Salutando – come di consueto al termine di ogni appuntamento del mercoledì i giovani, i malati e gli sposi novelli, Benedetto XVI ha raccomandato agli sposi: Fate del messaggio di amore del Natale la regola di vita della vostra famiglia. Tra i circa 9 mila fedeli che affollavano oggi l’Aula Paolo VI, il Santo Padre rivolgendosi ai pellegrini di lingua italiana ha salutato inoltre i partecipanti al pellegrinaggio promosso dall’Associazione Fraternità, accompagnati dal card. Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Testimoniate con crescente impegno l’invito del Papa i valori dell’accoglienza e della solidarietà, specialmente verso i bambini e le famiglie più provate.Sir