Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, UDIENZA: LA STORIA NON È L’ESITO DI UN DESTINO CIECO O DI UN CASO ASSURDO

“La storia non è l’esito di un destino cieco o di un caso assurdo”: al contrario, in essa “opera lo Spirito Santo, che suscita un meraviglioso dialogo degli uomini con Dio, loro amico”. Lo ha detto il Papa, durante la catechesi dell’udienza generale di oggi, dedicata alle figure di Ugo e di Riccardo di San Vittore, filosofi e teologi noti con il nome di “Vittorini”, perché vissero e insegnarono nell’abbazia di San Vittore, a Parigi, fondata al’inizio del XII secolo da Guglielmo di Champeaux. “In modo originale rispetto ai suoi contemporanei”, ha sottolineato Benedetto XVI, Ugo di San Vittore “insiste sull’importanza del senso storico-letterale” delle Scritture, per cui “prima di scoprire il valore simbolico e l’insegnamento morale dei racconti biblici, occorre conoscere e approfondire il significato della storia narrata nella Scrittura”.In caso contrario, è il paragone usato dal teologo, “si rischia di essere come degli studiosi di grammatica che ignorano l’alfabeto”. “A chi conosce il senso della storia descritta nella Bibbia –il commento del Papa – le vicende umane appaiono segnate dalla Provvidenza divina, secondo un suo disegno ben ordinato”. Una “visione teologica della storia”, questa, che “mette in evidenza l’intervento sorprendente e salvifico di Dio, ma sempre salvaguardando la libertà e la responsabilità dell’uomo”. “È importante anche oggi che gli animatori liturgici, e in particolare i sacerdoti, valorizzino con sapienza pastorale i segni propri dei riti sacramentali, curandone attentamente la catechesi, affinché ogni celebrazione dei sacramenti sia vissuta da tutti i fedeli con devozione, intensità e letizia spirituale”. Con queste parole il Papa ha attualizzato la definizione di “sacramento” elaborata da Ugo di San Vittore, che “ulteriormente perfezionata da altri teologi, contiene spunti ancora oggi molto interessanti”. Per il filosofo e teologo del XII – ha detto Benedetto XVI ai circa 8 mila fedeli riuniti oggi in Aula Paolo VI per la tradizionale udienza del mercoledì – sono tre “gli elementi che concorrono a definire un sacramento: l’istituzione da parte di Cristo, la comunicazione della grazia, e l’analogia tra l’elemento visibile, quello materiale, e l’elemento invisibile, che sono i doni divini”. Secondo il Santo Padre, “si tratta di una visione molto vicina alla sensibilità contemporanea, perché i sacramenti vengono presentati con un linguaggio intessuto di simboli e di immagini capaci di parlare immediatamente al cuore degli uomini”.“La contemplazione è il punto di arrivo, il risultato di un arduo cammino, che comporta il dialogo tra la fede e la ragione, cioè un discorso teologico”. Lo ha detto il Papa, attualizzando oggi la figura di Riccardo di San Vittore, filosofo e teologo scozzese del XII secolo, priore del’abbazia di San Vittore dal 1162 al 1172, anno della sua morte. “La teologia parte dalle verità che sono oggetto della fede, ma cerca di approfondirne la conoscenza con l’uso della ragione”, per “appropriarsi della fede”, ha aggiunto Benedetto XVI a braccio. A differenza del so maestro Ugo, Riccardo “privilegia il senso allegorico” della Bibbia, proponendo ai fedeli “un cammino spirituale che invita anzitutto ad esercitare le varie virtù, imparando a disciplinare e a ordinare con la ragione i sentimenti ed i moti interiori affettivi ed emotivi”. “Solo quando l’uomo ha raggiunto equilibrio e maturazione umana in questo campo – ha puntualizzato il Pontefice – è pronto per accedere alla contemplazione”, che Riccardo definisce come “uno sguardo profondo e puro dell’anima riversato sulle meraviglie della sapienza, associato a un senso estatico di stupore e di ammirazione”.Ispirarsi alla Trinità, “modello perfetto di comunione nell’amore”, per “costruire le nostre relazioni umane di ogni giorno”. E’ “l’impegno concreto” chiesto oggi dal Papa ai fedeli, al termine della catechesi dell’udienza generale, interamente dedicata ai “Vittorini”, cioè Ugo e Riccardo di San Vittore. “Come cambierebbe il mondo – ha esclamato Benedetto XVI – se nelle famiglie, nelle parrocchie e in ogni altra comunità i rapporti fossero vissuti seguendo sempre l’esempio delle tre Persone divine, in cui ognuna vive non solo con l’altra, ma per l’altra e nell’altra!”. A questo proposito, il Santo Padre ha ripetuto le parole da lui pronunciate durante l’Angelus del 7 giugno scorso: “Solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione, e viviamo per amare e per essere amati”. “È l’amore – ha proseguito Benedetto XVI – a compiere questo incessante miracolo: come nella vita della Santissima Trinità, la pluralità si ricompone in unità, dove tutto è compiacenza e gioia”. Poi la citazione di sant’Agostino, “tenuto in grande onore dai Vittorini”: “Vides Trinitatem, si caritatem vides. Contempli la Trinità, se vedi la carità”.“Vivere questo tempo forte con vigile preghiera e generoso impegno evangelico”. E’ l’invito rivolto dal Papa ai giovani per il tempo liturgico dell’Avvento, che comincia domenica prossima. Salutando i pellegrini di lingua italiana, al termine dell’udienza generale di oggi, Benedetto XVI si è rivolto in particolare, come di consueto, ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Ai malati, il Papa ha chiesto di “sostenere con l’offerta della vostra sofferenza il cammino di preparazione al Natale del popolo cristiano”, mentre agli sposi novelli ha raccomandato di “essere testimoni dello spirito di amore che ama e sostiene il popolo di Dio”.Sir