Vita Chiesa

CONGRESSO PASTORALE MIGRANTI, BENEDETTO XVI: FAVORIRE INCONTRO TRA POPOLI E RISPETTO DIFFERENZE

“Oggi, molti migranti abbandonano il loro Paese per sfuggire a condizioni di vita umanamente inaccettabili senza però trovare altrove l’accoglienza che speravano”. Ma “non ci può essere uno sviluppo effettivo se non si favorisce l’incontro tra i popoli, il dialogo tra le culture e il rispetto delle legittime differenze”. Lo ha affermato oggi Benedetto XVI, ricevendo in udienza i 300 partecipanti al VI Congresso mondiale della pastorale per i migranti e i rifugiati che si è aperto oggi a Roma (fino al 12 novembre). “Se il fenomeno migratorio è antico quanto la storia dell’umanità – ha osservato il Papa -, esso non aveva mai assunto un rilievo così grande per consistenza e per complessità di problematiche, come al giorno d’oggi. Interessa ormai quasi tutti i Paesi del mondo e si inserisce nel vasto processo della globalizzazione”. “Donne, uomini, bambini, giovani e anziani – prosegue -, a milioni affrontano i drammi dell’emigrazione talvolta per sopravvivere, più che per cercare migliorate condizioni di vita per sé e per i loro familiari. Si va infatti allargando sempre più il divario economico fra Paesi poveri e quelli industrializzati. La crisi economica mondiale, con l’enorme crescita della disoccupazione, riduce le possibilità di impiego e aumenta il numero di coloro che non riescono a trovare neppure un lavoro del tutto precario”. Benedetto XVI ha ricordato che molti migranti sono “costretti ad abbandonare le proprie terre e le loro comunità di origine” e “ad accettare lavori in condizioni per nulla consone alla dignità umana con un inserimento faticoso nelle società di accoglienza a causa della diversità di lingua, di cultura e degli ordinamenti sociali”. A suo parere la condizione dei migranti e dei rifugiati richiama “la vicenda dell’antico popolo biblico che, in fuga dalla schiavitù dell’Egitto con il sogno nel cuore della terra promessa, attraversò il Mar Rosso e, anziché giungere subito alla meta desiderata, dovette affrontare le asperità del deserto”. “Perché non considerare l’attuale fenomeno mondiale migratorio come condizione favorevole per la comprensione tra i popoli e per la costruzione della pace e di uno sviluppo che interessi ogni Nazione?”, si è chiesto: “Le migrazioni invitano a mettere in luce l’unità della famiglia umana, il valore dell’accoglienza, dell’ospitalità e dell’amore per il prossimo. Ciò va però tradotto in gesti quotidiani di condivisione, di compartecipazione e di sollecitudine verso gli altri, specialmente verso i bisognosi”. Per questo la Chiesa – ha concluso – “invita i fedeli ad aprire il cuore ai migranti e alle loro famiglie, sapendo che essi non sono solo un ‘problema’, ma costituiscono una ‘risorsa’” da valorizzare.Sir