Spazio, tempo e responsabilità: è quanto hanno bisogno i giovani per essere protagonisti nella comunità ecclesiale e non soltanto destinatari della proposta cristiana. E’ il bilancio che don Nicolò Anselmi, direttore del Servizio nazionale Cei per la pastorale giovanile (Snpg), traccia al Sir dell’XI convegno di pastorale giovanile, che si è chiuso ieri a Metaponto (Mt) con la partecipazione di circa 500 delegati di 140 diocesi e di molte aggregazioni laicali e movimenti religiosi. Nei quattro giorni di lavoro spiega Anselmi – abbiamo avuto modo di comprendere come i giovani possono veramente rappresentare una ventata di speranza per la Chiesa a patto, però, che li si renda protagonisti, e non solo destinatari, della proposta cristiana, dando loro ascolto, spazio e responsabilità.Per il sacerdote il tempo e l’ascolto sono due dimensioni importanti che la comunità cristiana, sia essa diocesana o parrocchiale, deve tenere in considerazione quando tratta con i giovani. Dare loro tempo e ascolto, infatti, significa dire abbiamo cura di te, mi stai a cuore’. La chiesa locale deve tornare ad essere un luogo in cui il giovane si sente a casa, amato, ascoltato. La comunità deve accorgersi dei suoi silenzi e della sua assenza, dandogli fiducia e responsabilità. Dagli orientamenti pastorali del prossimo decennio, incentrati sul tema dell’educazione conclude il responsabile del Snpg mi attendo che la cura dei giovani sia posta come una priorità e allo stesso tempo rappresentino un sostegno al mondo adulto, genitori, insegnanti, politici, imprenditori, educatori, che fatica a relazionarsi col mondo giovanile.Sir