Un desiderio profondo di unità spinge le Chiese a ritrovarsi da domani a Creta per esplorare le vie di comunione possibili. Così mons. Gregory James Fairbanks del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, presenta al Sir lo stato d’animo con cui i 120 membri nominati dalla rispettive Chiese parteciperanno alla sessione plenaria della Commissione Fede e Costituzione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc ). L’incontro si svolgerà dal 7 al 14 Ottobre a Kolympari, Creta, presso l’Accademia ortodossa. Sarà il Patriarca ecumenico Bartolomeo I ad aprire domani la sessione di lavoro. La Chiesa cattolica non fa parte del Wcc ma è storicamente membro attivo della Commissione “Fede e Costituzione. La delegazione cattolica che da domani parteciperà ai lavori è composta da un vice-moderatore, da 9 membri e 6 consultori esterni. La partecipazione della Chiesa cattolica e di altre Chiese che non sono membro del Wcc, fanno della sessione plenaria della Commissione Fede e costituzione uno dei forum teologici più rappresentativi del mondo. Tre i principali temi che verranno discussi a Creta: il primo è “ciò che significa essere Chiese” con la discussione di un documento dal titolo La natura e la Missione della Chiesa che è già stato sottoposto al vaglio delle Chiese. A Creta si valuteranno le risposte pervenute al documento e si deciderà su come continuare il lavoro. Le Chiese spiega a questo riguardo padre Fairbanks stanno cercando di avere una migliore comprensione su quello che possono concordare sull’essenziale della Chiesa, la sua natura. E questo fatto, e cioè la nostra conoscenza reciproca è strettamente legata alla missione della Chiesa, alla testimonianza della fede cristiana nel mondo. Si parlerà poi delle fonti di autorità e terzo argomento messo all’ordine del giorno di discernimento morale. Attraverso l’analisi si legge in un comunicato del Wcc di casi specifici, alcuni dei quali sono questioni controverse come il proselitismo, l’omosessualità e la ricerca delle cellule staminali, la Commissione analizzerà criticamente come le Chiese arrivano a prendere posizione. Quella del discernimento morale dice mons. Fairbanks è una delle principali sfide che dobbiamo affrontare in quanto sulle questioni morali non abbiamo le stessi visioni. A questo proposito, John Gibaut, direttore di Fede e Costituzione, dice: la speranza è che le Chiese possano arrivare ad un pensiero comune rispetto alle questioni morali e noi crediamo che ciò sia possibile. E se anche non fosse possibile, è pur sempre una possibilità che i cristiani possano dirsi reciprocamente: non sono d’accordo con te, ma rispetto il modo attraverso cui ci sei arrivato.Ma quale margine ha oggi la speranza ecumenica? Le Chiese membro della Commissione Fede e Costituzione risponde don James Puglisi, direttore del Centro Pro Unione e membro della delegazione cattolica stanno lavorando a questo scopo a partire dal 1927 ed hanno fatto grandi passi in avanti, per esempio con il documento di consenso su Battesimo, Eucarestia e Ministero che sebbene non sia completo rappresenta pur sempre il punto più vicino al quale la Chiese siano mai arrivate. Le Chiese sono soprattutto chiamate a verificare quale spazio c’è aggiunge don Puglisi – per la diversità di esistere. C’è una frase famosa che viene citata dagli Atti degli apostoli e che Giovanni Paolo II ha ripreso nel documento Ut Unum sint’, che non si deve imporre all’altro qualcosa che è più grande rispetto a quello che chiede il Vangelo. Per le Chiese si tratta di essere d’accordo su questo. E’ fondamentale perché lascia spazio alla diversità dei modi di esprimere la Chiesa ma allo stesso tempo di riconoscere nell’altro che è la stessa Chiesa di Cristo.Sir