La verità e la carità ci indicano le esigenze della legge naturale che Benedetto XVI pone come criterio fondamentale della riflessione di ordine morale sull’attuale realtà socio-economica. Lo ha detto il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, presentando oggi la Caritas in Veritate in Senato. La proposta dell’enciclica ha spiegato il cardinale – non è né di carattere ideologico né solo riservata a chi condivide la fede nella rivelazione divina, ma si fonda su realtà antropologiche fondamentali. In particolare, la terza enciclica del Papa contiene un invito a superare l’ormai obsoleta dicotomia tra la sfera dell’economico e quella del sociale, andando oltre la convinzione che non si è pienamente imprenditori se non si persegue la massimizzazione del profitto. Di qui la necessità di superare la concezione pratica in base alla quale i valori della dottrina sociale della Chiesa dovrebbero trovare spazio unicamente nelle opere di natura sociale, mentre agli esperti di efficienza spetterebbe il compito di guidare l’economia. L’imprenditore che si lascia guidare da un’efficienza fine a se stessa ha ammonito il segretario di Stato vaticano – rischia di scadere nell’efficientismo, che è una delle cause oggi più frequenti di distruzione della ricchezza, come la crisi economico-finanziaria in atto tristemente conferma.La società non è capace di futuro se si dissolve il principio di fraternità. E’ questo uno dei pensieri-cardine della Caritas in veritate, secondo la lettura che ne ha fatto oggi il card. Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, ai senatori. Per il porporato, una società orientata al bene comune non può accontentarsi della solidarietà, ma ha bisogno di una solidarietà che rispecchi la fraternità dato che, mentre la società fraterna è anche solidale, il contrario non è necessariamente vero. L’enciclica del Papa ha il merito di favorire il ritorno nel dibattito culturale contemporaneo della prospettiva del bene comune, vera e propria cifra dell’etica cattolica in ambito socio-economico, che comporta la diffusione della cultura e della prassi della reciprocità e la necessità di restituire il principio del dono alla sfera pubblica. Il messaggio che la Caritas in veritate ci lascia, per il card. Bertone, è quello di pensare la gratuità, e dunque la fraternità, come cifra della condizione umana e quindi di vedere nell’esercizio del dono il presupposto indispensabile affinché Stato e mercato possano funzionare avendo di mira il bene comune. Senza pratiche estese di dono ha ammonito il cardinale – si potrà anche avere un mercato efficiente ed uno Stato autorevole, e perfino giusto, ma di certo le persone non saranno aiutate a realizzare la gioia di vivere.Sir