Vita Chiesa

FIRENZE, BETORI IN OMELIA DI PASQUA RICORDA VITTIME TERREMOTO IN ABRUZZO; IL CRISTIANESIMO NON E’ UN’IDEA, MA UN FATTO

Il dramma del terremoto in Abruzzo è riecheggiato nelle parole dell’arcivescovo di Firenze, mons. Giuseppe Betori in occasione della Pasqua. Già nell’omelia della veglia pasquale, celebrata in Duomo, aveva ricordato come “Solo questa luce è capace di riscattare dal non senso situazioni di tormento e di dolore come quelle di questi giorni in Abruzzo”. “La gioia della Pasqua – aveva detto ancora l’Arcivescovo – non si sostituisce alle sofferenze della condizione umana semplicemente cancellandole. Se così fosse, la nostra fede altro non sarebbe che un’alienazione che ci renderebbe insensibili al dolore degli uomini. E invece la forza della risurrezione opera dentro la condizione della sofferenza, non negandone l’evidenza, ma dando un senso a essa, perché la orienta verso un oltre che è la vita stessa di Dio”. “Nella veglia della Pasqua – aveva aggiunto – non è cancellato il grido lacerante di Gesù sulla croce: ‘Dio mio, Dio mio, perche’ mi hai abbandonato?’. E’ il grido di ogni uomo nella sofferenza e il vangelo della risurrezione non lo cancella, ma lo illumina a contrasto con il grido dell’alleluia pasquale”.E presiedendo la liturgia pasquale della mattina, sempre nel Duomo di Firenze, mons. Betori ha ricordato, prima della benedizione finale, le vittime del sisma in Abruzzo e le famiglie in difficoltà per la crisi finanziaria. L’omelia è stata invece incentrata sulla storicità della Resurrezione contro ogni tentativo di “riduzione ideologica del cristianesimo” e di “snaturamento della Chiesa in agenzia etico-solidale”. “La fede nel risorto – ha detto – sconfigge i nostri mali”. Betori ha poi aggiunto che “solo la corrispondenza tra la parola profetica delle Scritture e la presenza viva del Risorto aprirà e apre ancor oggi in pienezza alla fede. A questo cammino fatto di comunione, appartenenza, esperienza e Parola dobbiamo ricondurci per dare consistenza di verità alla nostra fede. Ne abbiamo bisogno, perché solo la fede nella risurrezione ci permette di superare la soglia dei sentimenti e di non restare schiacciati sotto un volontarismo impotente. Solo se riconosciamo nel Risorto la vittoria dell’amore di Dio su ogni male, possiamo infatti sperare, con fondamento, sulla possibilità di sconfiggere anche i nostri mali”. “Il cristianesimo non è un’idea – ha concluso – è invece un fatto”.Come ogni Pasqua si è rinnovata stamani l’antica tradizione fiorentina, dello “Scoppio del carro”, spettacolo pirotecnico di 12 minuti davanti al Duomo, davanti a migliaia di persone, fra turisti e fiorentini. Dalle nove, il Brindellone, come è chiamato il carro, trainato da buoi e scortato da soldati, musici e sbandieratori, ha percorso le vie della città per fermarsi, alla fine, fra il Battistero e la Cattedrale. Dopo l’ingresso in Duomo dell’arcivescovo Giuseppe Betori, la colombina è partita dall’altare della cattedrale e su un cavo di acciaio, ha raggiunto il carro, innescando i fuochi d’artificio. La colombina ha poi fatto ritorno senza intoppi all’altare, segno che storicamente era considerato di buon auspicio per i raccolti.