Figli e figlie d’Africa, non abbiate paura di credere, di sperare e di amare, di dire che Gesù è la Via, la Verità e la Vita. L’Africa è chiamata alla speranza attraverso voi e in voi! Con Cristo Gesù, che ha calpestato il suolo africano, l’Africa può diventare il continente della speranza. Così Benedetto XVI si è rivolto questa mattina ai vescovi del Camerun e ai rappresentanti delle Conferenze episcopali d’Africa, ai sacerdoti e ai fedeli, durante la Messa in occasione della pubblicazione dell’Instrumentum Laboris della II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi – che si terrà a Roma nel prossimo ottobre – presieduta nello Stadio Amadou Ahidjo di Yaoundé (testo integrale). Richiamando la festa liturgica di San Giuseppe, il Papa ha anzitutto porto gli auguri a tutti coloro che, come me, hanno ricevuto la grazia di portare questo bel nome, e ha esortato i padri e le madri di famiglia ad avere fiducia in Dio incoraggiandoli, in questo nostro tempo, in cui tante persone senza scrupoli cercano di imporre il regno del denaro disprezzando i più indigenti, a non lasciarsi “affascinare da false glorie e da falsi ideali, ma a chiedere a Dio la forza di educare la vostra famiglia come Egli vuole. Famiglia che, ha osservato, anche nel vostro Paese e nel resto dell’Africa oggi conosce un periodo difficile. Per uno sviluppo integrale della persona in Africa, Benedetto XVI ha esortato a ridare senso all’accoglienza della vita come dono di Dio. Per la Sacra Scrittura come per la migliore saggezza del vostro continente – ha spiegato durante l’omelia -, l’arrivo di un bambino è una grazia, una benedizione di Dio. L’umanità è oggi invitata a modificare il suo sguardo: in effetti, ogni essere umano, anche il più piccolo e povero, è creato ad immagine e somiglianza di Dio’ e per questo deve vivere!. La morte, è il monito papale, non deve prevalere sulla vita e non avrà mai l’ultima parola!. Ritornando a riflettere sulla crisi della famiglia in Africa, Benedetto XVI ha rilevato che alcuni valori della vita tradizionale sono stati sconvolti e i rapporti tra le generazioni si sono così modificati da non favorire più come prima la trasmissione della conoscenze antiche e della saggezza ereditata dagli antenati. Inoltre l’odierno esodo rurale ha profondamente intaccato la qualità dei legami familiari. Per questo, sradicati e resi più fragili, i membri delle giovani generazioni, spesso cercano rimedi al loro male di vivere rifugiandosi in paradisi effimeri e artificiali importati.A volte – ha proseguito il Papa nell’omelia a Yaoundé – anche l’uomo africano è costretto a fuggire fuori da se stesso, e ad abbandonare tutto ciò che costituiva la sua ricchezza interiore. Messo a confronto col fenomeno di una urbanizzazione galoppante, egli abbandona la sua terra, fisicamente e moralmente in “una sorta di esilio interiore. Ma per Benedetto XVI non si tratta di una evoluzione inevitabile. Di qui l’invito a reagire e la sua gratitudine alle innumerevoli associazioni che incoraggiano la vita di fede e la pratica della carità. Il Papa ha infine esortato i presenti ad amare la Chiesa, e gli sposati a guardare l’amore di Giuseppe per Maria e per Gesù. Come San Giuseppe, cari padri di famiglia, rispettate e amate la vostra sposa, e guidate i vostri bambini con amore e con la vostra presenza accorta verso Dio, ha aggiunto. Ai giovani l’invito a mantenere il coraggio davanti alle difficoltà della vita poiché la vostra esistenza ha un prezzo infinito agli occhi di Dio. Ai bambini che non hanno più un padre o che vivono abbandonati nella miseria della strada, a coloro che sono separati violentemente dai loro genitori, maltrattati e abusati, e arruolati a forza in gruppi militari il Papa ha assicurato: Dio vi ama, non vi dimentica e San Giuseppe vi protegge!.Sir