La carità non è lo spendere gesti d’amore verso il nostro prossimo, ma il farsi prossimo a ogni uomo che ha bisogno del nostro amore. A ricordarlo è stato oggi mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nell’omelia pronunciata per l’inaugurazione della Piastra dei servizi dell’Ospedale San Giovanni di Dio a Torregalli. C’è da interrogarci le parole del vescovo su chi siano oggi i più lontani verso cui estendere i confini della prossimità, poiché da essa nessuno sia escluso. Probabilmente essi oggi assumono i volti di persone da noi distanti per lingua, etnia e cultura, ma anche ha specificato mons. Betori quelli misteriosi del bambino ancora non nato e perfino dell’embrione umano, di cui qualcuno pensa di potersi servire, quasi fosse una vita meno degna della nostra, oppure infine delle persone che versano in condizioni di malattia o menomazione grave che impedisce la piena relazionalità, ma non per questo meno persone e quindi meno degne di cura.Nell’omelia mons. Betori si è riferito indirettamente alla decisione del Consiglio comunale di Firenze di concedere la cittadinanza onoraria a Beppino Englaro. Solo una società riconciliata con Dio può generare comportamenti di vera carità verso i bisognosi, ha ribadito e ha aggiunto: solo l’allontanamento da Dio può spiegare come una città come la nostra, da sempre attestata sui fronti dell’assistenza e del farsi carico della persona umana, abbia potuto subire ieri un affronto che ne vorrebbe smentire la natura. Ma siamo fiduciosi ha proseguito Betori che ciò che possono aver pensato alcuni rappresentanti del popolo non potrà mai essere da questo stesso popolo accettato nel suo sinistro significato di esaltazione dell’abbandono della vita invece che della sua cura. Affrontare questi temi ha concluso Betori non costituisce da parte nostra una invasione di campo nello spazio propriamente politico, ma difendere qui, come in tutti gli spazi della vita, valori fondamentali come la dignità della persona umana, il bene comune, la concordia e l’unità di una città.Fonte: Sir