Oggi, 2 marzo 2009, alle ore 4 don Enzo di Nomadelfia, secondo successore di don Zeno, è partito per la vita eterna. «La sua paternità – scrive in un comunicato la Comunità di Nomadelfia – è stata per 24 anni il punto di riferimento per continuare la rotta tracciata da don Zeno.Il suo nome di battesimo era Luigi, ma don Zeno gli aveva imposto il nome di Enzo per ricordare un giovane seminarista ucciso dai nazifascisti. Da allora per tutti era don Enzo. Nato il 3 aprile 1913 a Ponte dell’Olio, in diocesi e provincia di Piacenza, a 3 anni e mezzo era rimasto orfano di madre. Nel 1925 entra in Seminario a Piacenza, ma per le difficoltà economiche della famiglia può continuare gli studi grazie alla possibilità di entrare nel Collegio Alberoni della città. Suoi compagni di studio sono i futuri cardinali Casaroli, Oddi, Samorè, Tonini. Ordinato sacerdote il 13 marzo 1937, viene inviato come cappellano nella parrocchia di Morfasso (Piacenza). In quella parrocchia, nel maggio del 1942, don Zeno è invitato a predicare. L’incontro lo sconvolge. Don Zeno, che aveva iniziato l’Opera Piccoli Apostoli (primo nome di Nomadelfia) a S. Giacomo Roncole, durante il viaggio di ritorno gli scrive: «Carissimo, ho sempre presente la nostra notturna conversazione. Se il Signore ti chiama, non dormirci sopra. “Se nell’eroico cammino qualche Piccolo Apostolo cade, diserta o tradisce, gli altri, nel nome di Gesù proseguono”. Ho sempre notato che il vacillare in questa chiamata tra le miserie più misere della vita moderna, è un cadere. Tutti quelli che sono entrati nell’orbita del nostro apostolato, sono stati chiamati decisamente e hanno fatto strappi violenti. Trai i Piccoli Apostoli di vocazione e gli altri, c’è in comune uno schianto… Vittime i primi dell’Amore, vittime gli altri dell’abbandono; ma tutti vinti, atterrati, risorti. Addio, oppure arrivederci nella nuova vita, condivisa tra lacrime, lotte, vittorie anche” Con affetto Don Zeno P.A.»Don Enzo ottiene con grandi difficoltà l’incardinazione nella Diocesi di Carpi e arriva a S. Giacomo Roncole il 21 luglio 1942. È il primo sacerdote che abbraccia definitivamente la causa e l’opera di don Zeno. Dopo l’8 settembre 1943, don Zeno parte con alcuni giovani per attraversare il fronte e su don Enzo cadono le responsabilità dell’Opera Piccoli Apostoli, che è sparsa in varie parrocchie del modenese per l’adesione di diversi sacerdoti all’Opera: la fame, i sacrifici e i pericoli vissuti in quegli anni gli procurano uno stato di prostrazione fisica che durerà a lungo. Infatti, in quei mesi don Enzo, oltre a produrre personalmente alcune carte d’identità false per gli ebrei, tiene i collegamenti con i sacerdoti dell’Opera che creano una rete di solidarietà per la Resistenza e nei confronti dei perseguitati. Tra i sacerdoti basterebbe ricordare don Arrigo Beccari, don Ennio Tardini, don Ivo Silingardi che, per essere riusciti a far arrivare in Svizzera un centinaio di ebrei, sono arrestati. Contemporaneamente don Enzo diventa parroco di S. Giacomo Roncole e vi rimane fino al 1950 per mantenere aperti i contatti con i creditori, mentre don Zeno e i Piccoli Apostoli si trasferiscono nell’ex campo di concentramento di Fossoli, dove nasce Nomadelfia.Nel 1950 don Zeno lo invia a Zambla Alta (BG), in una casa di Nomadelfia utilizzata come sanatorio per i giovani arrivati a Nomadelfia in precarie condizioni per la malnutrizione. Vi rimane fino al 5 febbraio 1953, un anno dopo il decreto del S. Ufficio che allontanava don Zeno da Nomadelfia. Nei mesi successivi si dedica ad aiutare don Zeno nella sistemazione di tante situazioni di difficoltà che si erano venute a creare dopo lo scioglimento di Nomadelfia.Alla fine del 1954 va a Grosseto, con altri sacerdoti nomadelfi, per chiedere al Vescovo, mons. Galeazzi, di realizzare una nuova forma diocesana di convivenza e collaborazione fraterna fra sacerdoti, assumendosi l’incarico di alcune parrocchie. Il progetto non riesce per il divieto del S. Ufficio. Don Enzo rimane nella Diocesi di Grosseto e gli viene assegnata una piccola parrocchia abbandonata, Poggi del Sasso. In quella parrocchia riesce a far costruire la chiesa e la canonica. Il 13 ottobre 1969, il nuovo vescovo mons. Gasbarri gli concede di lasciare la parrocchia e di tornare a Nomadelfia. Da allora è accanto a don Zeno negli ultimi anni della sua vita terrena e si occupa specialmente delle case di Nomadelfia che sono a Subiaco e a La Verna.Il 15 gennaio 1981, mentre don Zeno sta morendo, con alcuni figli di Nomadelfia incontra, in maniera imprevista e provvidenziale, il S. Padre Giovanni Paolo II e pregano insieme per il fondatore di Nomadelfia.Il primo successore di don Zeno è don Ennio Tardini che muore in un incidente stradale il 17 novembre 1984. All’inizio del 1985 don Enzo è eletto come secondo successore di don Zeno e per diversi anni è contemporaneamente anche parroco di Nomadelfia.«È difficile ricordare in poche parole l’importanza di questi anni per Nomadelfia- scrivono ancora i Nomadelfi – . Basti ricordare che Nomadelfia ottiene l’approvazione della Costituzione da parte della S. Sede e ha la gioia di accogliere il Santo Padre Giovanni Paolo II, il 21 maggio 1989. La fede di don Enzo, il suo legame con la Chiesa e con don Zeno sono stati la roccia sicura per i nomadelfi in questi anni. E il punto di partenza per l’avvenire».