Papa Benedetto XVI ha incontrato oggi nella Sala del Concistoro in Vaticano i membri della “Conference of Presidents of Major American Jewish Organizations“. Il Papa ha rievocato gli incontri con “le comunità di Washington e New York”, “esperienze di stima fraterna e amicizia sincera” e la visita alla Sinagoga di Colonia nel 2005. Benedetto XVI ha poi ricordato le impressioni della visita al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau del maggio 2006: “Quali parole possono esprimere adeguatamente quell’esperienza di profonda commozione? Mentre varcavo l’ingresso in quel luogo di orrore, teatro di sofferenza indicibile, meditavo sul numero incalcolabile di prigionieri che avevano fatto lo stesso percorso in cattività. Questi figli di Abramo, afflitti e umiliati, avevano ben poco che li sostenesse, oltre la fede nel Dio dei loro padri, una fede che noi cristiani condividiamo con voi, nostri fratelli e sorelle. Come iniziare ad afferrare l’enormità di ciò che accadde in quelle prigioni infami? L’intera razza umana prova profonda vergogna per la brutalità selvaggia manifestata allora nei confronti del vostro popolo”. Il Papa ha annunciato alla delegazione i preparativi per la sua visita a Israele, “un Paese sacro per i cristiani così come per gli ebrei, poiché vi si trovano le radici della nostra fede”. “La storia bimillenaria del rapporto tra Giudaismo e Chiesa ha attraversato diverse fasi, alcune dolorose da ricordare. Ora che possiamo incontrarci in uno spirito di riconciliazione, non dobbiamo permettere alle difficoltà passate di trattenerci dal tendere reciprocamente la mano dell’amicizia”, ha esortato. “La dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II è una pietra miliare nel viaggio verso la riconciliazione, e sottolinea chiaramente i principi che hanno finora governato l’approccio della Chiesa nelle relazioni ebraico-cristiane. La Chiesa è profondamente e irrevocabilmente impegnata nel respingere qualsiasi antisemitismo e a continuare a costruire relazioni positive e durevoli tra le due comunità. Se esiste un’immagine particolare che esprime questo impegno, è il momento in cui il mio amato predecessore, Papa Giovanni Paolo II, si fermò presso il Muro occidentale a Gerusalemme, invocando il perdono di Dio per tutte le ingiustizie subite dal popolo ebraico. E faccio mia ora la sua preghiera”, ha aggiunto, citando le parole di Papa Wojtyla.“L’odio e il disprezzo per uomini, donne e bambini, manifestati nella Shoah furono un crimine contro Dio e contro l’umanità”, ha dichiarato. “Ciò deve essere chiaro a tutti, soprattutto a chi sta nella tradizione delle Sacre Scritture. è fuori questione il fatto che negare o minimizzare questo terribile crimine sia intollerabile e inaccettabile”, ha ribadito il Papa, citando le sue dichiarazioni del 28 gennaio. “Questo capitolo terribile della nostra storia non deve essere mai dimenticato. Il ricordo si dice giustamente è memoria futuri, un avvertimento per il futuro e ci chiama a sforzarci alla riconciliazione. Ricordare è fare tutto quanto è in nostro potere per prevenire qualsiasi ripetersi di una siffatta catastrofe nella famiglia umana, costruendo ponti di amicizia durevole. È mia preghiera fervida che la memoria di questo crimine orrendo rafforzi la nostra determinazione per curare le ferite che per troppo tempo hanno macchiato le relazioni tra cristiani ed ebrei. È mio sincero desiderio che l’amicizia di cui noi ora godiamo cresca sempre più forte, affinché l’impegno irrevocabile della Chiesa a relazioni rispettose ed armoniose con il popolo dell’Alleanza possa portare frutti in abbondanza”, ha concluso il Papa.Sir