“Comprendere e conoscere” ed “educare e accompagnare”. Sono questi i due compiti che oggi mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, ha affidato ai partecipanti al convegno nazionale, promosso dall’Ufficio per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei, sul tema “Chiesa in rete 2.0” (Roma, 19-20 gennaio). “L’esigenza della competenza ha spiegato mons. Crociata è di primaria grandezza”. Occorre “aggiornarsi in un mondo in costante crescita”. Al tempo stesso, ha aggiunto, è necessario “educare e accompagnare nella Chiesa, oltre che nella società tutta, per essere presenti e vivere da credenti” l’esperienza del Web. Mons. Crociata si è anche soffermato sui rapidi cambiamenti che hanno riguardato “il mondo di Internet negli ultimi 15 anni”. Cambiamenti che sono tuttora in atto. “Ciò ha detto conferma il contesto accelerato in cui siamo chiamati a operare”. Nonostante tale evoluzione, “siamo in presenza ancora di un’oscillazione tra esaltazione e diffidenza rispetto a Internet, tra paura e idolatria, tra senso di minaccia e adesione ingenua e indiscriminata. Al di là dell’atteggiamento in un senso o nell’altro, ciò che sta avvenendo è una presa di coscienza”: questo mondo ha sempre di più il carattere del linguaggio di un ambiente e meno quello di uno strumento.Nell’ambiente del Web ha proseguito mons. Crociata siamo chiamati a vivere perchè la sua forza ci condiziona e non possiamo tirarci fuori”. Da qui l’esigenza di “alcuni criteri”, di “alcune piste” per “interpretare questo mondo” e per proporre delle “regole da seguire”. Un primo aspetto, secondo mons. Crociata, riguarda il piano antropologico: “Il mondo del Web ci invita e ci impone a rivedere il rapporto tra immediatezza e mediazioni. Cosa allontana e cosa avvicina? Cosa rende più diretto il rapporto e cosa lo rende lontano?”. Una seconda prospettiva emerge dalla “teologia della creazione”: occorre “non perdere mai di vista l’irriducibilità dell’esistenza personale”. Ciò rimanda all’Incarnazione che “per noi credenti, che viviamo nel mondo del Web, è un orizzonte da non smarrire mai”. Una terza prospettiva è di “natura ecclesiologica” e riguarda “l’irriducibilità della dimensione sacramentale. Tutto deve essere ricondotto alla dimensione sacramentale del nostro essere Chiesa”. Con “queste attenzioni”, ha concluso il segretario generale della Cei, può diventare importante e significativa la nostra presenza nel mondo virtuale. La Chiesa ha assunto in modo diretto e la mia presenza oggi qui è una conferma il proprio impegno in tale senso”.Sir