Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: AL CORPO DIPLOMATICO, «L’OPZIONE MILITARE NON È UNA SOLUZIONE»

Un “pensiero affettuoso” a quanti “hanno sofferto a causa di catastrofi naturali”, “sanguinosi conflitti” e “attentati terroristi”. Lo ha rivolto questa mattina Benedetto XVI in occasione del tradizionale incontro di inizio anno con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede (testo integrale). “Nonostante tanti sforzi, la pace così desiderata è ancora lontana”, ha affermato il Santo Padre; tuttavia “non dobbiamo scoraggiarci”, bensì “raddoppiare i nostri sforzi per promuovere la sicurezza e lo sviluppo”. Rivolgendo un pensiero ai “troppo numerosi poveri del nostro pianeta”, il Papa ha ricordato che “non siamo in grado di costruire la pace quando la spesa militare sottrae enormi risorse umane e materiali per i progetti di sviluppo, specialmente dei popoli più poveri”. “Per costruire la pace occorre ridare speranza ai poveri”, ha aggiunto, ricordando le “persone e famiglie colpite dalle difficoltà e dalle incertezze che l’attuale crisi finanziaria ed economica ha causato a livello mondiale” e “la crisi alimentare e il surriscaldamento climatico, che rendono ancora più arduo l’accesso al cibo e all’acqua per gli abitanti delle regioni fra le più povere del pianeta”. “È d’ora innanzi urgente – ha sottolineato – adottare una strategia efficace per combattere la fame e facilitare lo sviluppo agricolo locale, soprattutto perché la percentuale di persone povere nei Paesi ricchi aumenta”.Benedetto XVI, parlando al corpo diplomatico, ha ripercorso i viaggi apostolici compiuti lo scorso anno. “Se vogliamo lottare contro la povertà, dobbiamo investire soprattutto nei giovani, educandoli a un ideale di vera fraternità”, ha detto, ricordando la Giornata mondiale della gioventù a Sydney. “In questa delicata fase della storia umana, segnata da incertezze e dubbi – ha osservato il Pontefice –, molti si aspettano che la Chiesa svolga con coraggio e chiarezza la sua missione di evangelizzazione e la sua opera di promozione umana”. “Una sana laicità della società – ha aggiunto, riprendendo quanto affermato in Francia – non ignora la dimensione spirituale e i suoi valori”, perché la religione “non è un ostacolo, ma piuttosto un solido fondamento per la costruzione di una società più giusta e più libera”. Il Papa si è poi soffermato sulle “discriminazioni” e sui “gravissimi attacchi di cui sono state vittime, l’anno scorso, migliaia di cristiani”. “È nella povertà morale”, ha rilevato, “che simili abusi affondano le loro radici”. “Il cristianesimo è una religione di libertà e di pace ed è al servizio del vero bene dell’umanità”, ha ricordato, chiedendo “alle autorità civili e politiche” di “adoperarsi con energia per mettere fine all’intolleranza e alle vessazioni” e “incoraggiare con ogni mezzo il giusto rispetto per tutte le religioni”.Un pensiero alla “situazione in Medio Oriente e, in primo luogo, in Terra Santa, dove, in questi giorni, assistiamo ad una recrudescenza di violenza che provoca danni e immense sofferenze alle popolazioni civili”. Lo ha rivolto Benedetto XVI nel discorso al Corpo diplomatico, pronunciato questa mattina. “Questa situazione – ha osservato – complica ancora la ricerca di una via d’uscita dal conflitto tra israeliani e palestinesi”. Il Papa ha ribadito “che l’opzione militare non è una soluzione” e “la violenza, da qualunque parte essa provenga e qualsiasi forma assuma, va condannata fermamente”. “Auspico – ha aggiunto – che, con l’impegno determinante della comunità internazionale, la tregua nella striscia di Gaza sia rimessa in vigore”, condizione “indispensabile per ridare condizioni di vita accettabili alla popolazione”, “e che siano rilanciati i negoziati di pace rinunciando all’odio, alle provocazioni e all’uso delle armi”. Il Santo Padre ha poi sottolineato la necessità di dare “un sostegno convinto al dialogo tra Israele e la Siria e, per il Libano, appoggiare il consolidarsi in atto delle istituzioni”. Ha altresì invitato gli iracheni “a voltare pagina per guardare al futuro, per costruirlo senza discriminazioni di razza, di etnia o di religione”, mentre in Iran ha esortato a “ricercare una soluzione negoziata alla controversia sul programma nucleare”.Parlando al Corpo diplomatico, il Papa ha ricordato le situazioni critiche nei vari punti del pianeta. Così, in Asia “constato con preoccupazione – ha detto – che in certi Paesi le violenze perdurano e in altri la situazione politica rimane tesa”. D’altra parte, però, “vi sono dei progressi che permettono di guardare al futuro con maggiore fiducia”. È il caso dei “nuovi negoziati di pace a Mindanao, nelle Filippine”, e del “nuovo corso che prendono le relazioni tra Pechino e Taipei”. “Nel medesimo contesto di ricerca di pace – ha affermato il Santo Padre – anche una soluzione definitiva del conflitto in corso in Sri Lanka non potrebbe essere che politica, mentre i bisogni umanitari delle popolazioni interessate devono rimanere oggetto di attenzione continua”. Pensando alle comunità cristiane che vivono nel continente asiatico, spesso “ridotte dal punto di vista numerico” ma desiderose di “offrire un contributo convinto ed efficace al bene comune”, Benedetto XVI ha evidenziato che “la Chiesa, come si è detto molte volte, non domanda privilegi, ma l’applicazione del principio della libertà religiosa in tutta la sua estensione. In tale ottica, è importante che, in Asia centrale, le legislazioni sulle comunità religiose garantiscano il pieno esercizio di questo diritto fondamentale, nel rispetto delle norme internazionali”.Il Papa si è poi soffermato sull’Africa e sulla situazione dell’infanzia, chiedendo a quanti “hanno responsabilità politiche, a livello nazionale e internazionale, di prendere tutte le misure necessarie per risolvere i conflitti in corso”. “Molti bambini – ha evidenziato – vivono il dramma dei rifugiati e dei trasferiti in Somalia, nel Darfour e nella Repubblica democratica del Congo. Si tratta di flussi migratori che riguardano milioni di persone che hanno bisogno di un aiuto umanitario e che sono soprattutto private dei loro diritti elementari e ferite nella loro dignità”. In America Latina, invece, il Pontefice ha lodato “l’impegno prioritario di certi governi per ristabilire la legalità” e si è augurato che “i bisogni di coloro che emigrano siano presi in considerazione da legislazioni che facilitino il ricongiungimento familiare”. Infine, Benedetto XVI ha salutato “la comunità cristiana della Turchia”, nell’anno in cui “numerosi pellegrini convergono verso Tarso” per il bimillenario della nascita di San Paolo. Il ricordo del Papa è andato anche a Cipro, al Caucaso e al Sud-Est dell’Europa, dove ha auspicato “un avvenire di riconciliazione e di pace tra le popolazioni della Serbia e del Kosovo, nel rispetto delle minoranze e senza dimenticare la difesa del prezioso patrimonio artistico e culturale cristiano”.Sir