Basta all’infinita scia di sangue che tormenta la Terra Santa. L’Angelus di questa mattina ha visto Benedetto XVI rivolgere un intenso appello alla pace per il medio Oriente, dopo il cruento bombardamento israeliano di ieri che ha provocato una grave strage nella striscia di Gaza. Le parole del Papa sono state levate alla fine della preghiera mariana in piazza San Pietro, preceduta – come di consueto alla fine dell’anno – da un pensiero del Pontefice sulla Santa Famiglia, della quale oggi si celebra la festa liturgica. Un Papa scosso dalle vittime, dalle sofferenze e dalle lacrime delle popolazioni, coinvolte in quello che ha definito un tragico susseguirsi di attacchi e di rappresaglie, ha poi esclamato: La patria terrena di Gesù non può continuare ad essere testimone di tanto spargimento di sangue, che si ripete senza fine! Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione, e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza; chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione, domando alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi come dicevo due giorni fa nel messaggio Urbi et Orbi alla logica perversa dello scontro e della violenza, ma a privilegiare invece la via del dialogo e del negoziato. Affidiamo a Gesù, Principe della Pace, la nostra fervida preghiera per queste intenzioni e a Lui, a Maria e Giuseppe, diciamo: “O famiglia di Nazareth, esperta del soffrire, dona al mondo la pace”. Donala oggi soprattutto alla Terrasanta!.Accorate come non mai, queste parole sono state suggellate da una invocazione di pace levata dal Papa alla Famiglia di Nazareth, alla quale il Pontefice aveva dedicato il pensiero d’avvio dell’Angelus. Il Natale è una festa della famiglia come nessun’altra. Ma il Natale, ha osservato Benedetto XVI, è anche un momento nel quale il desiderio di riunirsi tra persone care amplifica spesso il disagio e il dolore causati da certe ferite familiari. A chi guardare per superare tutto ciò? Per i cristiani nessun dubbio, alla famiglia per eccellenza, quella famiglia di Gesù che “merita davvero il titolo di ‘santa’, perché è tutta presa dal desiderio di adempiere la volontà di Dio, incarnata nell’adorabile presenza di Gesù. Da una parte, è una famiglia come tutte e, in quanto tale, è modello di amore coniugale, di collaborazione, di sacrificio, di affidamento alla divina Provvidenza, di laboriosità e di solidarietà, insomma, di tutti quei valori che la famiglia custodisce e promuove, contribuendo in modo primario a formare il tessuto di ogni società.Maria, Giuseppe e Gesù schiudono dunque alle famiglie cristiane, ma non solo a loro, l’orizzonte di Dio nel mondo di oggi. Un messaggio che il Papa ha voluto far giungere con forza particolare ai fedeli spagnoli riuniti a Madrid per la festa della famiglia voluta dai vescovi del Paese. Mamme, papà e bambini che Benedetto XVI ha salutato così: “Care famiglie, non lasciate che l’amore, l’apertura alla vita e i vincoli incomparabili che uniscono il vostro focolare si indeboliscano. Domandatelo costantemente al Signore, pregate uniti, affinché i vostri propositi siano illuminati dalla fede e corroborati dalla grazia divina sulla via verso la santità. In tal modo, con la gioia del vostro condividere tutto nell’amore, darete al mondo una bella testimonianza di quanto sia importante la famiglia per la persona umana e per la società. Il Papa sta al vostro fianco, pregando specialmente il Signore per quanti in ogni famiglia hanno maggiori necessità di salute, lavoro, conforto e compagnia.Il Pontefice ha poi ricordato che tra poche settimane, dal 14 al 18 gennaio 2009, Città del Messico ospiterà il sesto Incontro mondiale delle Famiglie. Un avvenimento che ha indotto Benedetto XVI a pregare specie per quei nuclei familiari più provati, ha affermato, dalle difficoltà della vita e dalle piaghe dell’incomprensione e della divisione.Infine, nel dopo Angelus, il Papa non ha voluto dimenticare due anniversari lontani nel tempo ma ancora ben vivi nella memoria di molte persone. I 40 anni trascorsi dalla Messa che Paolo VI celebrò la notte di Natale del 1968 nello stabilimento tarantino dell’Italsider – oggi ILVA – occasione per esprimere da parte di Benedetto XVI preoccupazione per l’aumento di forme di lavoro precario e un appello affinché le condizioni lavorative siano sempre dignitose per tutti. E ancora, i 100 anni dal disastroso terremoto che il 28 dicembre 1908 rase praticamente al suolo la città siciliana di Messina. I messinesi – ha detto – però non si lasciarono abbattere e, sostenuti da una straordinaria solidarietà, si risollevarono. Il mio predecessore San Pio X, che avrebbe voluto recarsi personalmente a Messina, inviò ingenti aiuti e ospitò a Roma i seminaristi. A distanza di cento anni, desidero inviare ai messinesi un affettuoso pensiero, con l’augurio che nei loro cuori arda sempre la speranza cristiana. (Fonte: Radio Vaticana)