“La Chiesa nel nostro Paese è viva nonostante il processo di secolarizzazione l’abbia investita, senza peraltro travolgerla; anzi, essa conserva un’indubbia presenza sulla scena pubblica e allo stesso tempo è capillarmente diffusa tra la gente”. E’ l’analisi del card. Angelo Bagnasco, arcivescodo di Genova e presidente della Cei, sul futuro della Chiesa in Italia, oggetto della sua prolusione all’Università europea di Roma. Secondo il cardinale, il cattolicesimo italiano possiede “alcune caratteristiche” all’interno del “più ampio contesto europeo”, “da tenere nel dubito conto e soprattutto da far lievitare ulteriormente nel futuro”. La prima, ha affermato il presidente della Cei, “è senza dubbio il fatto che l’Italia rappresenta un terreno favorevole per la testimonianza cristiana”, perchè in essa “la Chiesa rappresenta una realtà molto viva che può dare risposte positive e convincenti agli interrogativi della gente”. La seconda è che “la secolarizzazione non è stata incontrastata, anzi gli ultimi anni – ha rimarcato il cardinale citando il referendum sulla legge 40 e il “Family Day” – hanno fatto emergere momenti particolari in cui la Chiesa è riuscita ad aggregare intorno a cruciali questioni antropologiche dei consensi significativi, ben oltre la compagine credente”. La terza, infine, è “quella di presentare un carattere non elitario, grazie ad una presenza capillare che ancora oggi è garantita dalla parrocchia e da una serie di esperienze riconducibili al territorio e ai vissuti della gente comune”.“Educare non è mai stato facile; oggi tuttavia lo è ancora di meno perché si è sedimentata l’idea che sia impossibile educare e dunque si rinuncia in partenza a questo compito”. Ne è convinto il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, secondo il quale “a ben guardare dietro questa sfiducia c’è in realtà una più radicale mancanza di speranza che è quella nei riguardi della vita stessa”. Questo “stato d’animo rinunciatario e già dimissionario tra gli adulti” finisce “per rifluire immediatamente sui giovani”, che sono “i primi bersagli della cultura nichilista”. “L’esito finale di una cultura nichilista – ha ammonito il cardinale – è una sorta di anestesia degli spiriti incapaci di slanci e quindi inerti. In questo modo i desideri dei giovani vengono frantumati, mentre chiedono invece di essere protetti, coltivati nel loro lavoro educativo, e sospinti verso mète nobili e alte, che noi sappiamo essere a misura dei giovani”. Solo l’annuncio cristiano, ha concluso Bagnasco, può essere l’antidoto al “vuoto desolante”, a “progetti di decostruzione che passano per l’assunzione di droga o di alcol, per i riti dell’assordimento e dello stordimento”.Sir