E’ necessario anche oggi evangelizzare la realtà della morte e della vita eterna, realtà particolarmente soggette a credenze superstiziose e a sincretismi, perché la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere. Lo ha detto il Papa, che nell’Angelus d ieri si è soffermato sul rapporto con i defunti nella verità della fede, esortando a guardare alla morte e all’aldilà nella luce della Rivelazione. Già l’apostolo Paolo, ha ricordato Benedetto XVI, esortava i fedeli a “non essere tristi come gli altri che non hanno speranza”. “Nella mia Enciclica sulla speranza cristiana le parole del Pontefice – mi sono interrogato sul mistero della vita eterna Mi sono chiesto: la fede cristiana è anche per gli uomini di oggi una speranza che trasforma e sorregge la loro vita? E più radicalmente: gli uomini e le donne di questa nostra epoca desiderano ancora la vita eterna? O forse l’esistenza terrena è diventata l’unico loro orizzonte?- In realtà, la risposta del Papa, tutti vogliamo la vita beata’, la felicità. Non sappiamo bene che cosa sia e come sia, ma ci sentiamo attratti verso di essa. E’ questa una speranza universale, comune agli uomini di tutti i tempi e di tutti luoghi.L’espressione “vita eterna”, secondo Benedetto XVI, vorrebbe dare un nome a questa attesa insopprimibile: non una successione senza fine, ma l’immergersi nell’oceano dell’infinito amore, nel quale il tempo, il prima e il dopo non esistono più. Una pienezza di vita e di gioia: è questo che speriamo e attendiamo dal nostro essere con Cristo. Di qui il legame tra la speranza nella vita eterna, fondata realmente nella morte e risurrezione di Cristo, e le parole di Gesù: “Sono risorto e ora sono sempre con te”, che lo rendono presente persino alla porta della morte. Dove nessuno può più accompagnarti e dove tu non puoi portare niente, là io ti aspetto per trasformare per te le tenebre in luce. La speranza cristiana, ha puntualizzato però il Papa, non è mai soltanto individuale, è sempre anche speranza per gli altri. Le nostre esistenze sono profondamente legate le une alle altre ed il bene e il male che ciascuno compie tocca sempre anche gli altri. Così la preghiera di un’anima pellegrina nel mondo può aiutare un’altra anima che si sta purificando dopo la morte. Ecco perché ha concluso Benedetto XVI – oggi la Chiesa ci invita a pregare per i nostri cari defunti e a sostare presso le loro tombe nei cimiteri. Alle 18.30 di ieri, il Papa si è recato nelle Grotte della Basilica Vaticana per un momento di preghiera in privato, in suffragio dei Pontefici lì sepolti e di tutti i defunti.Sir