Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A POMPEI: A SACERDOTI E RELIGIOSI, «IL ROSARIO SCUOLA DI CONTEMPLAZIONE»

“Il Rosario è scuola di contemplazione e di silenzio”. Lo ha dichiarato, ieri pomeriggio, Benedetto XVI, incontrando nel santuario di Pompei sacerdoti, religiosi e religiose per la recita del Rosario. “A prima vista – ha affermato il Papa – potrebbe sembrare una preghiera che accumula parole, difficilmente quindi conciliabile con il silenzio che viene giustamente raccomandato per la meditazione e la contemplazione”. In realtà, invece, “questa cadenzata ripetizione dell’Ave Maria non turba il silenzio interiore, anzi, lo richiede e lo alimenta. Analogamente a quanto avviene per i Salmi quando si prega la Liturgia delle Ore, il silenzio affiora attraverso le parole e le frasi, non come un vuoto, ma come una presenza di senso ultimo che trascende le parole stesse e insieme con esse parla al cuore”. Per il Santo Padre, “recitando le Ave Maria occorre fare attenzione a che le nostre voci non ‘coprano’ quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come ‘il sussurro di una brezza leggera’”. Di qui l’importanza di “curare questo silenzio pieno di Dio sia nella recita personale che in quella comunitaria! Anche quando viene pregato da grandi assemblee, come abbiamo fatto ora e come ogni giorno fate in questo Santuario, è necessario che si percepisca il Rosario come preghiera contemplativa, e questo non può avvenire se manca un clima di silenzio interiore”.“Se la contemplazione cristiana non può prescindere dalla Parola di Dio – ha proseguito Benedetto XVI – anche il Rosario, per essere preghiera contemplativa, deve sempre emergere dal silenzio del cuore come risposta alla Parola, sul modello della preghiera di Maria”. A ben vedere, ha sottolineato il Papa, “il Rosario è tutto intessuto di elementi tratti dalla Sacra Scrittura. C’è innanzitutto l’enunciazione del mistero, fatta preferibilmente con parole tratte dalla Bibbia. Segue il Padre nostro: nell’imprimere alla preghiera l’orientamento ‘verticale’, apre l’animo di chi recita il Rosario al giusto atteggiamento filiale”. La prima parte dell’Ave Maria, tratta anch’essa dal Vangelo, poi, “ci fa ogni volta riascoltare le parole con cui Dio si è rivolto alla Vergine mediante l’Angelo, e quelle di benedizione della cugina Elisabetta. La seconda parte dell’Ave Maria risuona come la riposta dei figli che, rivolgendosi supplici alla Madre, non fanno altro che esprimere la propria adesione al disegno salvifico, rivelato da Dio”. Così, ha evidenziato il Santo Padre, “il pensiero di chi prega resta sempre ancorato alla Scrittura e ai misteri che in essa vengono presentati”.Celebrandosi ieri la Giornata missionaria mondiale, il Pontefice ha richiamato “la dimensione apostolica del Rosario, una dimensione che il beato Bartolo Longo ha vissuto intensamente traendone ispirazione per intraprendere in questa terra tante opere di carità e di promozione umana e sociale”. Non solo: “Egli – ha ricordato Benedetto XVI – volle questo santuario aperto al mondo intero, quale centro di irradiazione della preghiera del Rosario e luogo di intercessione per la pace tra i popoli”. E proprio queste due finalità, “l’apostolato della carità e la preghiera per la pace”, il Papa vuole “confermare e affidare nuovamente” all’“impegno spirituale e pastorale” di sacerdoti, religiose e religiose di Pompei. “Sull’esempio e con il sostegno del venerato fondatore – è stato l’invito del Santo Padre – non stancatevi di lavorare con passione in questa parte della vigna del Signore che la Madonna ha mostrato di prediligere”. Dopo aver ringraziato “per la calorosa accoglienza” e soprattutto per le “preghiere”, Benedetto XVI ha assicurato: “Devo lasciarvi, ma il mio cuore rimane vicino a questo terra e a questa comunità”.Sir