Malgrado le diverse interpretazioni della Sacra Scrittura che hanno allontano i cristiani nella storia della Chiesa, la Bibbia è rimasta sempre un’eredità comune. Nient’atro unisce la Chiese e le comunità cristiane come la Bibbia. Essa è veramente la base del dialogo ecumenico. Lo ha detto questa mattina in conferenza stampa il card. Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, partecipando alla firma dell’accordo tra la Federazione biblica cattolica e la United Bible Societies. Il cardinale non ha nascosto le difficoltà ecumeniche riguardo alla comune interpretazione biblica. Sulla sua interpretazione ha detto ci siamo divisi. Ci sono stati sviluppi unilaterali, limiti e problemi e abusi di metodo storico e critico. Talvolta questi metodi ci hanno distaccati. Facendo così ci si è dimenticati che la Bibbia è un libro nato nella Chiesa e per la Chiesa. Sulla Bibbia dobbiamo metterci d’accordo. A questo proposito, Kasper ha sottolineato che il dialogo ecumenico non è un negoziato diplomatico che mira ad un qualsiasi compromesso ma significa leggere e ascoltare insieme ciò che Dio vuole dirci tramite la Sacra Scrittura. l cardinale ha però invitato i presenti a non dimenticare il fatto che i cristiani hanno raggiunto non su tutti ma su molti punti controversi una interpretazione comune. Quindi, ha aggiunto, vogliamo e possiamo riconciliare le diverse tradizioni e cercare di trovare un linguaggio comune accessibile e comprensibile ai nostri contemporanei. Molto ha poi proseguito il card. Kasper rimane da fare. In molti posseggono la Bibbia ma solo pochi la leggono e la meditano privatamente. Raramente viene letta in famiglia e pochi sono coloro che frequentano corsi biblici. Per questo, a conclusione del suo intervento il cardinale ha invocato una nuovo impegno ecumenico biblico e l’auspicio che dal movimento ecumenico emerga un nuovo slancio biblico.Sir