La presenza, ieri, al Sinodo dei vescovi di Shear Yesuv Cohen, rabbino capo di Haifa, segna una tappa molto importante nel dialogo con l’ebraismo. A sostenerlo al Sir è padre David Neuhaus, segretario generale del Vicariato che, in seno al patriarcato latino di Gerusalemme, si occupa delle comunità cattoliche di espressione ebraica. Siamo felici per questo intervento dichiara il gesuita che guida anche la comunità cattolica di Haifa che servirà ad implementare il dialogo e con esso quella conoscenza reciproca necessaria per affrontare temi ancora aperti. Uno di questi è sicuramente la figura di Pio XII, alla cui beatificazione il rabbino si è detto contrario. Su Pio XII bisogna riconoscere che siamo di fronte ad una mancanza di comprensione da cui deve scaturire una maggiore conoscenza anche della storia. Esiste un progresso molto grande nel campo della sensibilità religiosa ma in chiave storica molto resta da fare. Tanta strada nel cammino del dialogo è stata fatta, ma abbiamo davanti l’urgenza di ascoltare quanto la storia ha ancora da dire sui rapporti tra ebrei e cattolici e provare a scriverla insieme. Senza nascondersi le difficoltà, padre Neuhaus, ricorda che temi come la centralità della Parola, il valore della famiglia e della vita, la lotta al laicismo possono essere la base condivisa per ulteriori progressi sia sul piano storico che spirituale. Tra l’altro si tratta di argomenti che fanno parte del dialogo permanente tra il Vaticano e il Rabbinato israeliano, nel quale il rabbino Cohen è un portavoce molto autorevole. Più realista, invece, sulla possibilità che la presenza del rabbino al sinodo possa favorire l’accettazione delle comunità cattoliche di espressione ebraica: le nostre sono piccole comunità. Parlare di ebrei convertiti significa toccare un tema sensibile, quindi ci vuole tempo e anche fiducia da parte ebraica che non abbiamo nessuna intenzione di fare proselitismo.Sir