Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, ANGELUS: CHI TEME DIO E’ COME IL BAMBINO IN BRACCIO A SUA MADRE; DOLORE PER VITTIME NELLE FILIPPINE

Siamo “stimolati a riflettere sulla differenza che esiste tra le paure umane e il timore di Dio. La paura è una dimensione naturale della vita. Fin da piccoli si sperimentano forme di paura che si rivelano poi immaginarie e scompaiono; altre successivamente ne emergono, che hanno fondamenti precisi nella realtà: queste devono essere affrontate e superate con l’impegno umano e con la fiducia in Dio. Ma vi è poi, oggi soprattutto, una forma di paura più profonda, di tipo esistenziale, che sconfina a volte nell’angoscia: essa nasce da un senso di vuoto, legato a una certa cultura permeata da diffuso nichilismo teorico e pratico”. Con questo pensiero, a commento del Vangelo di ieri, il Papa si è rivolto ai pellegrini in piazza San Pietro prima della recita dell’Angelus. “Di fronte all’ampio e diversificato panorama delle paure umane – ha aggiunto Benedetto XVI – la Parola di Dio è chiara: chi ‘teme’ Dio ‘non ha paura’. Il timore di Dio, che le Scritture definiscono come ‘il principio della vera sapienza’, coincide con la fede in Lui, con il sacro rispetto per la sua autorità sulla vita e sul mondo”. “Essere ‘senza timor di Dio’ – ha proseguito il Papa – equivale a mettersi al suo posto, a sentirsi padroni del bene e del male, della vita e della morte. Invece chi teme Dio avverte in sé la sicurezza che ha il bambino in braccio a sua madre “. In altre parole “chi teme Dio è tranquillo anche in mezzo alle tempeste, perché Dio, come Gesù ci ha rivelato, è Padre pieno di misericordia e di bontà. Chi lo ama non ha paura”. Il Papa, distinguendo ancora tra paure umane e timore di Dio, ha citato l’apostolo Giovanni per dire che “nell’amore non c’è timore “ ma “al contrario, l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore” . Di conseguenza, ha spiegato, il credente “non si spaventa dinanzi a nulla, perché sa di essere nelle mani di Dio, sa che il male e l’irrazionale non hanno l’ultima parola, ma unico Signore del mondo e della vita è Cristo”.

“Più cresciamo in questa intimità con Dio, impregnata di amore – ha ancora affermato il Papa – più facilmente vinciamo ogni forma di paura. Nel brano evangelico odierno Gesù ripete più volte l’esortazione a non avere paura. Ci rassicura come fece con gli Apostoli, come fece con san Paolo apparendogli in visione una notte, in un momento particolarmente difficile della sua predicazione: ‘Non aver paura – gli disse – perché io sono con te'” . E ricordato che l’apostolo delle genti “ non temette nemmeno il martirio” Benedetto XVI ha rilanciato l’appuntamento del 28 giugno che segnerà l’inizio dello speciale anno giubilare per il millenario della nascita di san Paolo. “Possa questo grande evento spirituale e pastorale – ha concluso il Papa – suscitare anche in noi una rinnovata fiducia in Gesù Cristo che ci chiama ad annunciare e testimoniare il suo Vangelo, senza nulla temere”. Quindi l’invito a prepararsi all’Anno Paolino che “a Dio piacendo, aprirò solennemente sabato prossimo, alle ore 18, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura”.

“Viva emozione” di Benedetto XVI per il naufragio, nell’arcipelago delle Filippine, di un traghetto travolto nei giorni scorsi dal tifone Fengshen. “Mentre assicuro la mia vicinanza spirituale alle popolazioni delle isole colpite dal tifone – ha detto il Papa ieri dopo la preghiera dell’Angelus – elevo una speciale preghiera al Signore per le vittime di questa nuova tragedia del mare, in cui pare siano coinvolti anche numerosi bambini”. Infine parole di speranza perché ieri a Beirut è stato proclamato beato Yaaqub da Ghazir Haddad, al secolo Khalil, sacerdote dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini e fondatore della Congregazione delle Suore Francescane della Croce del Libano. “Nell’esprimere le mie felicitazioni alle sue figlie spirituali – ha detto Benedetto XVI – auspico con tutto il cuore che l’intercessione del beato Abuna Yaaqub, unita a quella dei Santi libanesi, ottenga a quell’amato e martoriato Paese, che troppo ha sofferto, di progredire finalmente verso una stabile pace”.

Sir