Solo lo Spirito Santo, che crea unità nell’amore e nella reciproca accettazione delle diversità, può liberare l’umanità dalla costante tentazione di una volontà di potenza terrena che vuole tutto dominare e uniformare. Lo ha detto il Papa, che nella messa di Pentecoste celebrata ieri ha definito quest’ultima un vero e proprio battesimo’ di fuoco della comunità, una sorta di nuova creazione. Nell’evento di Pentecoste si rende chiaro che alla Chiesa appartengono molteplici lingue e culture diverse le quali nella fede possono comprendersi e fecondarsi a vicenda. All’atto stesso della sua nascita la Chiesa è già cattolica’, universale, ha commentato il Pontefice perché parla fin dall’inizio tutte le lingue, perché il Vangelo che le è affidato è destinato a tutti i popoli, secondo la volontà e il mandato di Cristo. La Chiesa cattolica – ha aggiunto – non è una federazione di Chiese, ma un’unica realtà: la priorità ontologica spetta alla Chiesa universale. Una comunità che non fosse in questo senso cattolica non sarebbe nemmeno Chiesa. Infine Benedetto XVI ha ricordato san Paolo arrivato a Roma per annunciare il Vangelo Così il cammino della Parola di Dio, iniziato a Gerusalemme, giunge alla sua meta ha concluso – perché Roma rappresenta il mondo intero e così si è realizzata la Chiesa universale, la Chiesa cattolica.La Chiesa ha la responsabilità di essere costituzionalmente segno e strumento della pace di Dio per tutti i popoli, ha detto ancora il Papa, che nell’omelia della Messa di Pentecoste ha fatto riferimento al suo recente viaggio apostolico negli Stati Uniti. Ho cercato di farmi tramite di questo messaggio ha ricordato Benedetto XVI – recandomi recentemente alla sede dell’Onu per rivolgere la mia parola ai rappresentanti dei popoli. Ma non è solo a questi eventi al vertice’ che si deve pensare, poiché la Chiesa realizza il suo servizio alla pace di Cristo soprattutto nell’ordinaria presenza e azione in mezzo agli uomini, con la predicazione del Vangelo e con i segni di amore e di misericordia che la accompagnano. Un esempio per tutti: la parola uscita per due volte dalla bocca di Gesù risorto quando apparve in mezzo ai discepoli nel Cenacolo, la sera di Pasqua: Shalom pace a voi!’. L’espressione shalom, ha spiegato il Papa, non è un semplice saluto; è molto di più: è il dono della pace promessa e conquistata da Gesù a prezzo del suo sangue, è il frutto della sua vittoria nella lotta contro lo spirito del male. E’ dunque una pace non come la dà il mondo’, ma come solo Dio può darla. Di qui il grazie del Pontefice per il bene inestimabile della pace, della sua pace, e al tempo stesso la presa di coscienza della responsabilità che a questo dono è connessa.Sir