A scuola, l’insegnamento della religione può assumere un ruolo educativo, a patto però che gli insegnanti di religione vivano la loro confessionalità in un modello non riduzionistico di laicità, cioè come offerta di un servizio nel quadro delle finalità della scuola. E’ uno degli spunti emersi dal recente seminario formativo promosso dal Servizio nazionale della Cei per l’Insegnamento della religione cattolica (Irc)per i responsabili regionali per l’Irc, e svoltosi ad Aosta sul tema: La mappa culturale degli Idr: la sperimentazione degli Obiettivi e Traguardi Irc. Sul piano teologico riferisce uno dei docenti partecipanti, Andrea Porcarelli ci si è soffermati soprattutto sul ruolo educativo dell’Irc in quanto disciplina pertinente alla formazione globale della persona, ma anche sul compito degli Idr nella comunità scolastica, in forza della loro duplice passione per la Chiesa e per la scuola della società italiana. Mettere a confronto chi ricopre un ruolo di responsabilità nella formazione in servizio degli insegnanti di religione su alcuni nodi culturali di scottante attualità, l’obiettivo di fondo dell’incontro, che ha affrontato temi come la riflessione sull’identità e le competenze professionali dell’Idr e l’ipotesi di ridefinizione degli obiettivi di apprendimento per l’Irc nel contesto dell’attuale evoluzione del sistema scolastico italiano. Durante l’incontro spiega don Vincenzo Annichiarico, responsabile del Servizio Cei per l’Irc ci si è occupati anche dell’avvio di una sperimentazione di tali obiettivi e traguardi, che tenga conto del mutato contesto, ma sappia soprattutto valorizzare in continuità con il passato le buone prassi didattiche e di formazione realizzate dagli Idr. Sperimentare le nuove Indicazioni ministeriali ed il Regolamento sull’obbligo di istruzione, in questa prospettiva, significa valorizzare gli spazi per l’Irc, anche cercando di trasfigurare dall’interno gli elementi culturali più deboli con l’innesto di elementi ispirati all’ambito delle competenze religiose che possono rappresentare il giusto correttivo ad una deriva efficientistica o economicistica. I traguardi di competenza, ad esempio, rappresentano da un lato una categoria culturale e pedagogia di dubbia fruibilità, ma dall’altro possono rappresentare un’occasione per inserire in modo esplicito almeno nell’Irc un riferimento alla dimensione personale ed educativa che in passato era garantito dal profilo educativo e culturale atteso al termine di ogni ciclo di istruzione e formazione. Per quanto riguarda le azioni di pastorale scolastica, i partecipanti hanno chiesto di dare forza al ruolo dell’Irc nella scuola e degli Idr nella comunità, con modalità adeguate alle rispettive funzioni e ruoli.Sir