Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: LE UNIVERSITÀ, IL RAZIONALISMO E I FONDAMENTALISMI

In un “mondo tentato, da una parte, dal razionalismo, che segue una razionalità falsamente libera e slegata da ogni riferimento religioso, e dall’altra, dai fondamentalismi, che falsificano la vera essenza della religione con il loro incitamento alla violenza e al fanatismo”, le discipline ecclesiastiche, e soprattutto la teologia, sono sottoposte a “nuovi interrogativi”. Lo ha detto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti all’Assemblea plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica, si è soffermato sul ruolo delle università cattoliche e le facoltà ecclesiastiche, nel settore dell’educazione, “particolarmente caro alla Chiesa”, che in questo ambito sta valutando opportuni “progetti di riforma”. In particolare, Benedetto XVI ha citato la riforma degli studi ecclesiastici di filosofia, giunta alla sua fase finale, in cui è centrale “la dimensione metafisica e sapienziale della filosofia, richiamata da Giovanni Paolo II nell’enciclica Fides et ratio”. “Altrettanto utile”, secondo il Santo Padre, è “valutare l’opportunità di una riforma della Costituzione apostolica Sapientia cristiana” – voluta sempre da Giovanni Paolo II nel 1979 – che costituisce la “magna charta” delle facoltà ecclesiastiche “e serve come base per formulare i criteri di valutazione delle qualità di tali istituzioni, valutazione richiesta dal processo di Bologna, di cui la Santa Sede è divenuta membro nel 2003”.

“Gli uomini provenienti da culture diverse possono parlarsi, comprendersi al di là delle distanze spaziali e temporali, perché nel cuore di ogni persona abitano le stesse grandi aspirazioni al bene, alla giustizia, alla verità, alla vita e all’amore”. Ne è convinto il Papa, che ricevendo in udienza i partecipanti all’Assemblea plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica è sembrato riferirsi indirettamente alle vicende della “Sapienza”. In un contesto segnato da una “evidente crisi educativa”, ha esordito, la scuola cattolica, “pur essendo aperta a tutti e rispettando l’identità di ciascuno, non può non proporre una sua propria prospettiva educativa, umana e cristiana”. Di qui la sfida “dell’incontro delle religioni e delle culture nella ricerca comune della verità”. Secondo Benedetto XVI, infatti, “l’accoglienza della pluralità culturale degli alunni e dei genitori si trova necessariamente a confrontarsi con due esigenze”: da un lato, “non escludere qualcuno in nome della sua appartenenza culturale o religiosa”, dall’altro, “una volta riconosciuta e accolta questa diversità culturale e religiosa, non fermarsi alla pura constatazione”. Ciò infatti – ha concluso il Papa equivarrebbe a negare che le culture si rispettino veramente quando si incontrano, perché tutte le culture autentiche sono orientate alla verità dell’uomo e al suo bene”.

“Mentre in certe parti del mondo si nota una fioritura di vocazioni, altrove il numero diminuisce, soprattutto in Occidente”. Lo ha detto il Papa, che nel discorso ai partecipanti all’Assemblea plenaria della Congregazione per l’educazione cattolica ha trattato anche il tema della “cura delle vocazioni”, che “coinvolge l’intera comunità ecclesiale: i vescovi, i preti, i consacrati, ma anche le famiglie e le parrocchie”. Di qui l’utilità del documento sulla vocazione al ministero presbiterale, che la citata Congregazione sta preparando. “La formazione dei sacerdoti futuri – ha detto Benedetto XVI – dovrà offrire orientamenti e indirizzi utili per dialogare con le culture contemporanee”, coniugando “formazione umana e culturale” e formazione spirituale, in un contesto in cui “l’atmosfera della società, con la massiccia influenza dei media e l’estendersi del fenomeno della globalizzazione, è profondamente cambiata”. Di qui la necessità dell’ausilio delle “scienze moderne”, perché “alcuni fattori sociali destabilizzanti presenti oggi nel mondo” – come “la condizione di tante famiglie separate, la crisi educativa, una violenza diffusa” – “rendono fragili le nuove generazioni”. Solo “un’adeguata formazione alla vita spirituale”, ha concluso il Papa, rende “le comunità cristiane, in particolare le parrocchie, capaci di rispondere alla domanda di spiritualità che viene specialmente dai giovani”.

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