Vita Chiesa

BENEDETTO XVI: LA SANTITA’ RISPONDE ALLA SETE DI FELICITA’ DEGLI UOMINI

“La santità semina gioia e speranza, risponde alla sete di felicità che gli uomini, anche oggi, avvertono”. Lo ha detto oggi il Papa, che ricevendo in udienza i postulatori e le postulatrici accreditati presso la Congregazione delle Cause dei Santi si è soffermato sulla “necessità che anche in questo nostro tempo ci siano testimoni capaci di incarnare la perenne novità del Vangelo nelle circostanze concrete della vita, facendone uno strumento di salvezza per il mondo intero”. Citando la sua ultima enciclica, “Spe salvi”, Benedetto XVI ha fatto notare che “negli ultimi decenni è aumentato l’interesse religioso e culturale per i campioni della santità cristiana, che mostrano il vero volto della Chiesa”. In questa prospettiva “i santi, se giustamente presentati nel loro dinamismo spirituale e nella loro realtà storica, contribuiscono a rendere più credibile ed attraente la parola del Vangelo e la missione della Chiesa”, perché “il contatto con essi apre la strada a vere risurrezioni spirituali, a conversioni durature e alla fioritura di nuovi santi”. “I santi – le parole del Papa – normalmente generano altri santi e la vicinanza alle loro persone, oppure soltanto alle loro orme, è sempre salutare: depura ed eleva la mente, apre il cuore all’amore verso Dio e i fratelli”.

Attraverso le beatificazioni e le canonizzazioni, ha ricordato il Papa, la Chiesa “rende grazie a Dio per il dono di suoi figli che hanno saputo rispondere generosamente alla grazia divina, li onora e li invoca come intercessori”, presentandoli “all’imitazione di tutti i fedeli chiamati con il battesimo alla santità che è traguardo proposto ad ogni stato di vita”. “I santi e i beati, confessando con la loro esistenza Cristo, la sua persona, la sua dottrina e rimanendo a Lui strettamente uniti, sono quasi un’illustrazione vivente dell’uno e dell’altro aspetto della perfezione del divino Maestro”, ha sottolineato il Santo Padre, per il quale “l’importanza ecclesiale e sociale di proporre sempre nuovi modelli di santità rende particolarmente prezioso il lavoro di quanti collaborano nella trattazione delle cause di beatificazione e di canonizzazione”. Il compito “basilare” dei postulatori, in particolare, “deve rivelarsi ineccepibile, ispirato da rettitudine e improntato ad assoluta probità”. Ai postulatori, per il Papa, sono richieste infatti “competenza professionale, capacità di discernimento e onestà nell’aiutare i Vescovi diocesani ad istruire inchieste complete, obiettive e valide tanto dal punto di vista formale che sostanziale”, con prove che “vanno raccolte sia quando sono favorevoli sia quando sono contrarie alla santità e alla fama di santità o di martirio”.

Un’opportunità per “rimirare nelle virtù del martirio e nelle opere dei santi l’inesauribile fecondità del Vangelo, che è sempre capace di incarnarsi nelle diverse culture e nelle differenti epoche storiche”. Così il card. José Saraiva Martins, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha sintetizzato il senso del lavoro in tale organismo pontificio, ringraziando il Papa per l’udienza concessa oggi alla Congregazione delle Cause dei Santi e al Collegio dei Postulatori. “Accanto al Papa e in obbedienza a lui – ha detto il porporato – la nostra diaconia respira le dimensioni universali della Chiesa e condivide la carità pastorale del suo Capo visibile, il quale, anche attraverso le beatificazioni e le canonizzazioni, edifica il popolo di Dio, mostrandogli nuovi modelli di vita cristiana”. Di qui la possibilità di “ascoltare i battiti del cuore della Chiesa, che loda e serve Dio soprattutto con la santità dei suoi figli” ed “il privilegio di contemplare l’opera santificante dello Spirito Divino che imprime i lineamenti di Cristo in ogni battezzato”. In questa prospettiva, per il presente della Congregazione pontificia, “i santi ci sono di grande stimolo ed aiuto”, perché “tutta la storia della Chiesa è storia di santità, animata dall’unico Amore che ha la sua fonte in Dio”, come scrive lo stesso Benedetto XVI nella sua prima enciclica, “Deus caritas est”.

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