Vita Chiesa

SANTA SEDE: NOTA SULL’EVANGELIZZAZIONE, «IL DIRITTO DI UDIRE LA BUONA NOVELLA»

“Evangelizzare significa non soltanto insegnare una dottrina bensì annunciare il Signore Gesu con parole ed azioni, cioè farsi strumento della sua presenza e azione nel mondo. Ogni persona ha il diritto di udire la ‘buona novella’ di Dio che si rivela e si dona in Cristo”: è uno dei passaggi iniziali della “Nota dottrinale su alcuni aspetti dell’evangelizzazione” (sintesi), resa nota oggi in Vaticano dal card. William Levada, prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, insieme al segretario mons. Angelo Amato. Dopo aver rilevato come “come ogni attività della Chiesa abbia una essenziale dimensione evangelizzante e non debba mai essere separata dall’impegno per aiutare tutti a incontrare Cristo nella fede”, la Nota prosegue affermando che “il fatto sociale e il Vangelo sono semplicemente inscindibili tra loro. Dove portiamo agli uomini soltanto conoscenze, abilità, capacità tecniche e strumenti, la portiamo troppo poco”. Riferendosi alla situazione odierna, il testo prosegue: “Si verifica oggi, tuttavia, una crescente confusione che induce molti a lasciare inascoltato ed inoperante il comando missionario del Signore(cfr. Mt 28,19). Spesso si ritiene che ogni tentativo di convincere altri in questioni religiose sia un limite posto alla libertà”.

Dopo aver illustrato lo scopo della Nota, consistente, tra l’altro, nel “chiarire alcuni aspetti del rapporto tra il mandato missionario del Signore ed il rispetto della coscienza e della libertà religiosa di tutti”, e precisato che “si tratta di aspetti che hanno importanti implicazioni antropologiche, ecclesiologiche ed ecumeniche”, il documento vaticano prosegue ricordando che “tuttavia oggi vengono formulati, con sempre maggiore frequenza, degli interrogativi proprio sulla legittimità di proporre ad altri — affinché possano aderirvi a loro volta — ciò che si ritiene vero per sé stessi. Tale proposta e` vista spesso come un attentato alla libertà altrui”. Secondo la Nota, “questa visione della libertà umana, svincolata dal suo inscindibile riferimento alla verità, e` una delle espressioni di quel relativismo che, non riconoscendo nulla come definitivo, lascia come ultima misura solo il proprio io con le sue voglie, e sotto l’apparenza della libertà diventa per ciascuno una prigione”. Il “relativismo” viene descritto così: “La legittima pluralita` di posizioni ha ceduto il posto ad un indifferenziato pluralismo, fondato sull’assunto che tutte le posizioni si equivalgono: e` questo uno dei sintomi più diffusi della sfiducia nella verità che e` dato verificare nel contesto contemporaneo”.

“Sebbene i non cristiani possano salvarsi mediante la grazia che Dio dona attraverso ‘vie a Lui note’, la Chiesa non può non tener conto del fatto che ad essi manca un grandissimo bene in questo mondo: conoscere il vero volto di Dio e l’amicizia con Gesù Cristo, il Dio con-noi”: così la Nota illustra alcune delle ragioni profonde dell’annuncio evangelico, ricordando che “non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo”. L’evangelizzazione, del resto, secondo la Nota non è unidirezionale, ma “comporta anche il dialogo sincero, che cerca di comprendere le ragioni ed i sentimenti altrui. Al cuore dell’uomo, infatti, non si accede senza gratuità, carità e dialogo”. A questo riguardo il documento rileva che “oggi, tuttavia, l’annuncio missionario della Chiesa viene ‘messo in pericolo da teorie di tipo relativistico, che intendono giustificare il pluralismo religioso, non solo de facto ma anche de iure (o di principio)’. Da molto tempo si è venuta a creare una situazione nella quale, per molti fedeli, non è chiara la stessa ragione d’essere dell’evangelizzazione. Si afferma addirittura che la pretesa di aver ricevuto in dono la pienezza della Rivelazione di Dio nasconde un atteggiamento d’intolleranza ed un pericolo per la pace”.

Quanto alle “implicazioni ecumeniche”, la Nota vaticana invita i cattolici, “esclusa ogni forma sia di indifferentismo e di confusionismo, sia di sconsiderata concorrenza, attraverso una comune — per quanto possibile — professione di fede in Dio e in Gesù Cristo di fronte alle genti” alla “cooperazione nel campo tecnico e sociale come in quello religioso e culturale”, collaborando “fraternamente con i fratelli separati secondo le norme del Decreto sull’Ecumenismo”. Dopo aver richiamato il caso non infrequente che “se un cristiano non cattolico, per ragioni di coscienza e convinto della verità cattolica, chiede di entrare nella piena comunione della Chiesa cattolica, ciò va rispettato come opera dello Spirito Santo e come espressione della libertà di coscienza e di religione”, la Nota afferma che “in questo caso non si tratta di proselitismo, nel senso negativo attribuito a questo termine”. Il documento si chiude con l’affermazione che “l’azione evangelizzatrice della Chiesa non può mai venire meno, poiché mai verrà a mancarle la presenza del Signore Gesù nella forza dello Spirito Santo secondo la sua stessa promessa”. “L’annuncio e la testimonianza del Vangelo sono il primo servizio che i cristiani possono rendere a ogni persona e all’intero genere umano”, afferma in chiusura la Nota.

Sir