Vita Chiesa

DON BENZI, IN 10 MILA PER L’ULTIMO SALUTO; MONS. LAMBIASI: HA SEMPRE PREDICATO LA FEDE CON GESTI COERENTI E CONCRETI

Almeno diecimila persone non sono volute mancare ai funerali di don Oreste Benzi, celebrati questa mattina all’auditorium del Palacongressi di Rimini, dal vescovo mons. Francesco Lambiasi. Un’affluenza superiore alle aspettative – erano attesi almeno ottomila partecipanti – che già avevano portato a preferire come sede l’ampio auditorium rispetto alla Basilica cattedrale. Fuori diversi maxi-schermi a disposizione di chi non è riuscito comunque a trovare posto, per non parlare della diretta televisiva sul canale satellitare 891 di “E’ Tv Romagna” e del collegamento via internet sul sito della Papa Giovanni XXIII che hanno permesso la partecipazione “virtuale” di milioni di persone nel mondo. All’auditorium, seduti nelle prime file tanti bambini e “fratelli” disabili, come avrebbe voluto don Oreste, ma anche numerosi cardinali e vescovi provenienti da tutta Italia, da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, a mons. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici, dall’arcivescovo metropolita di Bologna, mons. Carlo Caffarra, a mons. Ersilio Tonini, arcivescovo di Ravenna, e Mons. Luigi Negri, vescovo di San Marino-Montefeltro. Tanti anche i sacerdoti dei quali, per vent’anni, don Oreste è stato padre spirituale. Nei giorni scorsi sono state almeno 25mila le persone accorse alla camera ardente, tra autorità, amici e collaboratori della Papa Giovanni, ma anche comuni cittadini, per portare al sacerdote riminese il suo ultimo saluto.“Ha sempre creduto che la fede cristiana non è una serie di idee vaghe e complicate: è una persona, Cristo; è la storia della sua croce e risurrezione. Ha sempre creduto e predicato con le parole e con gesti coerenti e concreti il cuore della fede”. Con queste parole mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, ha tratteggiato la figura di don Oreste Benzi, nell’omelia appena pronunciata per i funerali del presidente e fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il vescovo ha riperso “tutta la straordinaria, infaticabile opera” del sacerdote dalla “tonaca lisa”, “i suoi oltre 15 anni come padre spirituale in seminario, gli anni dedicati all’insegnamento della religione e all’assistenza dei giovanissimi di Azione Cattolica, i lunghissimi anni come parroco e soprattutto come fondatore e animatore della comunità Papa Giovanni”. Ha poi ricordato il suo impegno “a favore della vita non ancora nata, dell’umanità emarginata, umiliata e calpestata, a favore della pace e del rispetto dei diritti umani, a cominciare da quello della libertà religiosa”. “Tutto – ha detto mons. Lambiasi – ha avuto come unico fine e scopo: fare di Cristo il cuore del mondo, e per questo farne il centro del nostro cuore”.

Nel dare un’idea del significato profondo dell’opera di don Oreste Benzi, il vescovo di Rimini si è rivolto in particolare ai bambini presenti. A loro ha spiegato il “segreto di don Oreste” attraverso un sogno: “In questi giorni – ha raccontato il vescovo – dopo la santa morte di don Oreste, sono andato a rileggermi un libro che mi è molto caro, intitolato “Oscar e la dama in rosa”: narra la storia di un bambino malato di leucemia, che sa di essere ai suoi ultimi giorni di vita e che per la prima volta fa l’esperienza dell’incontro con il Crocifisso. Sarà per don Oreste appena morto, sarà per le pagine di quel libro ripreso tra le mani prima di addormentarmi, nella notte ho sognato il piccolo Oscar che mi raccontava la sua scoperta di Gesù, proprio grazie a Don Oreste”. Nel sogno fatto dal vescovo Lambiasi, è don Oreste Benzi ad indicare al bambino il crocifisso: “Vedi Oscar, bisogna distinguere: c’è la croce come violenza e c’è la croce come amore: la violenza la si subisce, l’amore lo si sceglie. E’ l’amore quello che ci salva”.

Bisogna “cercare di sfuggire alla tentazione di una lettura ‘buonista’ della vita di don Oreste” e “imboccare la strada di una interpretazione profetica della sua vita e del suo messaggio”. Lo ha chiesto il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, nell’omelia pronunciata oggi ai funerali di don Benzi. Il vescovo di Rimini ha ricordato alcuni dei suoi appelli “più insistenti e provocanti”. Il vescovo ha quindi rilanciato alcune delle denunce più forti che don Benzi aveva pronunciato anche nei confronti della comunità politica. Il 19 ottobre scorso a Pisa si era espresso così: “L’interesse di partito, l’interesse del potere, l’interesse delle stanze dei bottoni e tutto ciò che è collegato ad esso, è diventato la coscienza pratica e attuativa, e così si ha il tradimento della rivoluzione cristiana, come dice Benedetto XVI, della rivoluzione di Dio… Oggi 100mila donne sono tenute sotto sfruttamento in Italia. Vergogna! Perché viene mantenuto un massacro, un orrore simile? Non si vuole perdere il voto di milioni di clienti”. Il vescovo ha anche ricordato l’ultima presa di posizione di don Benzi in seguito all’omicidio a Roma di Giovanna Reggiani: “Come potete voi italiani scandalizzarvi della tratta delle schiave romene quando sono italiani coloro che pagano per possedere delle ragazzine di 14 anni?”.

Sir