Vita Chiesa

MORTO DON ORESTE BENZI PER UN ATTACCO CARDIACO NELLA NOTTE

Don Oreste Benzi, presidente e fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, è morto questa notte, alle 2, nella sua abitazione a Rimini in seguito ad un attacco cardiaco. Lo ha reso noto la segreteria generale della sua comunità. Aveva 82 anni. La camera ardente verrà allestita oggi a partire da mezzogiorno nella parrocchia La Resurrezione, in via della Gazzella. Il funerale si svolgerà lunedì alle 10.30 nel Duomo di Rimini.

Don Benzi si è sentito male verso l’1.30 nel suo alloggio, nella parrocchia della Resurrezione. L’ altro sacerdote che abitava con lui, don Elio Piccari, ha subito chiamato il 118 e ha avvisato anche alcuni collaboratori dell’ Associazione. Nonostante il tempestivo intervento dei sanitari il cuore del religioso si è fermato alle 2.22. ”Don Oreste – ha raccontato all’Ansa Stefano Paradisi, tra i responsabili della segreteria generale della comunità- aveva già accusato un malore due giorni fa. Si trovava a Roma, per partecipare ai lavori dell’Osservatorio sull’infanzia; a Fiumicino, sulla via del rientro, si è sentito male ma è voluto rientrare ugualmente a Rimini, perché in serata aveva un incontro con i giovani. Ieri mattina è stato visitato da un medico, che gli ha consigliato di non affaticarsi e di riposare. Proprio questa mattina si sarebbe dovuto sottoporre a controlli nel reparto di cardiologia dell’ospedale cittadino”.

Don Benzi, che viveva nella parrocchia della Resurrezione, da alcune settimane si recava a dormire alla Capanna di Betlemme, sulle vicine colline di Covignano, dove l’Associazione Papa Giovanni XXIII gestisce una struttura di accoglienza per persone senza fissa dimora. Ma ieri sera, per questi problemi di salute, gli era stato consigliato di riposare in parrocchia. Proprio a causa di questi malesseri, ieri don Oreste non aveva potuto partecipare personalmente alla “preghiera per i bambini mai nati” che la comunità propone da nove anni per la ricorrenza di Ognissanti; sono stati i suoi ragazzi a recarsi ieri pomeriggio all’ingresso del cimitero di Rimini per la recita del Rosario e per deporre una corona di fiori.

“È stato un esempio eccezionale, una testimonianza della grazia di Dio nel cuore degli uomini”. Così lo ricorda il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna. “Ho sempre ammirato la sua generosità immensa – ha aggiunto – Merita la venerazione, e merita di essere ricordato dalla Chiesa per la sua opera straordinaria. È stato ardimentoso e prudente, la sua attività ha sempre avuto qualcosa di molto profondo. La sua opera è il segno che Gesù è in azione”.

“Instancabile apostolo della carità” come lo ha chiamato papa Benedetto XVI nel suo messaggio di cordoglio, don Benzi aveva fondato la comunità nel 1968 ed aperto la prima ‘casa famiglia’ nel 1972: oggi l’associazione, attiva in 15 nazioni oltre l’Italia, comprende 200 case d’accoglienza, 15 cooperative sociali in cui sono inseriti soggetti svantaggiati e portatori di handicap, 32 comunità terapeutiche per tossicodipendenti ed etilisti, strutture di accoglienza per i poveri. Tra le iniziative d’avanguardia sostenute dal don Benzi anche l’‘Operazione Colomba’, un associazione a sostegno dell’obiezione di coscienza in cui gli obiettori, debitamente selezionati e formati nelle pratiche della non violenza, erano inviati “a stendere ponti e lenire ferite” tra la popolazione civile in zone di guerra. Dal 1991 il sacerdote aveva scelto di difendere le prostitute, vittime delle tratte internazionali che seguono le rotte dell’immigrazione. Nel 2003, anche per sollecitare l’attenzione delle istituzioni e risvegliare la coscienza pubblica a questo problema, don Benzi andò da papa Woytila con una prostituta africana salvata dalla tratta ma già malata di sida/aids, in un incontro che commesse il Pontefice e l’opinione pubblica.

“Mi apro all’infinito di Dio”, aveva scritto don Oreste Benzi nel commento al brano biblico di Giobbe (19,1.23-27) che aveva preparato per oggi, venerdì 2 novembre, giorno in cui si fa memoria dei defunti. “Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra – aveva scritto il sacerdote – la gente che sarà vicino dirà: è morto. In realtà è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì”. “Le mie mani -prosegue il testo- saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste perchè appena chiudo gli occhi a questa terra mi apro all’infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, faccia a faccia, così come Egli è. E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”. “Dentro di noi, quindi – concludeva don Benzi – c’è già l’immortalità, per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura”.