Vita Chiesa

BENEDETTO XVI ALL’ANGELUS: È DURANTE LA VITA CHE BISOGNA RAVVEDERSI; PREOCCUPAZIONE PER IL MYANMAR

“Durante la vita bisogna ravvedersi” perché “farlo dopo non serve a nulla”. Lo ha detto, ieri mattina, Benedetto XVI, prima di introdurre l’Angelus da Castel Gandolfo. Riprendendo la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, il Papa ha osservato: “Il ricco impersona l’uso iniquo delle ricchezze da parte di chi le adopera per un lusso sfrenato ed egoistico, pensando solamente a soddisfare se stesso, senza curarsi affatto del mendicante che sta alla sua porta”. Il povero, al contrario, “rappresenta la persona di cui soltanto Dio si prende cura: a differenza del ricco, egli ha un nome, Lazzaro, abbreviazione di Eleazaro”, che significa “Dio lo aiuta”. “Chi è dimenticato da tutti – ha sottolineato il Santo Padre – Dio non lo dimentica; chi non vale nulla agli occhi degli uomini, è prezioso a quelli del Signore”. Il racconto, poi, “mostra come l’iniquità terrena venga ribaltata dalla giustizia divina”: dopo la morte, Lazzaro è accolto “nel seno di Abramo”, cioè “nella beatitudine eterna”; mentre il ricco finisce “all’inferno tra i tormenti”. Si tratta, ha spiegato il Papa, “di un nuovo stato di cose inappellabile e definitivo, per cui è durante la vita che bisogna ravvedersi, farlo dopo non serve a nulla”.

“Questa parabola – ha aggiunto il Santo Padre – si presta anche ad una lettura in chiave sociale”. In questo senso “rimane memorabile quella fornita proprio quarant’anni fa dal Papa Paolo VI nell’Enciclica Popolorum progressio”, nella quale Papa Montini poneva tra le cause delle “numerose cause di miseria” sia “le servitù che vengono dagli uomini” sia “una natura non sufficientemente padroneggiata”. “Purtroppo – ha evidenziato Benedetto XVI – certe popolazioni soffrono di entrambi questi fattori sommati”. Di qui il pensiero “specialmente ai Paesi dell’Africa subsahariana, colpiti nei giorni scorsi da gravi inondazioni”, ma anche alle “tante altre situazioni di emergenza umanitaria in diverse regioni del pianeta, nelle quali i conflitti per il potere politico ed economico vengono ad aggravare realtà di disagio ambientale già pesanti”. L’appello di allora di Paolo VI: “I popoli della fame interpellano in maniera drammatica i popoli dell’opulenza”, per il Papa, “conserva oggi tutta la sua urgenza. Non possiamo dire di non conoscere la via da percorrere”, il “diventare più attenti ai fratelli in necessità, per condividere con loro il tanto o il poco che abbiamo, e contribuire, incominciando da noi stessi, a diffondere la logica e lo stile dell’autentica solidarietà”.

“Seguo con grande trepidazione i gravissimi eventi di questi giorni in Myanmar e desidero esprimere la mia spirituale vicinanza a quella cara popolazione nel momento della dolorosa prova che sta attraversando”. Ha espresso preoccupazione per quello che sta avvenendo nell’ex Birmania, ieri mattina, il Papa, dopo la recita dell’Angelus da Castel Gandolfo. “Mentre assicuro la mia solidale ed intensa preghiera e invito la Chiesa intera a fare altrettanto – ha aggiunto Benedetto XVI – auspico vivamente che venga trovata una soluzione pacifica, per il bene del Paese”. Il Santo Padre ha, quindi, raccomandato alle preghiere dei fedeli “anche la situazione della Penisola coreana, dove alcuni importanti sviluppi nel dialogo fra le due Coree fanno sperare che gli sforzi di riconciliazione in atto possano consolidarsi a favore del popolo coreano e a beneficio della stabilità e della pace dell’intera regione”. Nei saluti dopo l’Angelus il Papa si è rivolto, in slovacco, in particolare agli “studenti del Ginnasio dei SS. Cirillo e Metodio da Nitra”, che ha invitato a mettersi “alla scuola della Vergine di Nazaret per imparare da Lei ad amare Dio e il prossimo”, iniziando oggi “il mese mariano di ottobre”. Salutando i pellegrini polacchi, Benedetto XVI ha ricordato che ieri a Nysa, nella diocesi di Opole, ha avuto luogo la beatificazione della serva di Dio Maria Luisa Merkert della Congregazione delle Suore di S. Elisabetta. “Ella – ha detto – si distinse per la sollecitudine verso i malati, i poveri e gli abbandonati. La testimonianza della vita di Maria Luisa sia per noi un incoraggiamento per vedere nei bisognosi il volto di Cristo”. Nei saluti in italiano ha ricordato anche i partecipanti al congresso organizzato dall’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, il “Panathlon International”. Infine, ha rivolto un “cordiale arrivederci” alla comunità di Castel Gandolfo: “Nei prossimi giorni – ha dichiarato – rientrerò in Vaticano”, ma “rimaniamo vicini nella preghiera”.

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