Vita Chiesa

BENEDETTO XVI A VELLETRI: DECIDERE TRA L’EGOISMO E L’AMORE,TRA LA GIUSTIZIA E LA DISONESTA’

La logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, la logica della solidarietà porta invece ad uno sviluppo equo, per il bene comune di tutti. È quanto ha sottolineato Benedetto XVI, ieri mattina, nell’omelia pronunciata a Velletri, dove si è recato in visita pastorale. Giunto all’ingresso della cattedrale, il Papa è accolto dal card. Francis Arinze, del titolo della Chiesa suburbicaria di Velletri-Segni, e mons. Vincenzo Apicella, vescovo di Velletri-Segni. Dopo aver venerato l’icona “Crux Veliterna” all’ingresso della cattedrale, il Papa ha presieduto la messa nella piazza antistante la cattedrale e prima della celebrazione alla diocesi di Velletri-Segni (di cui è stato vescovo titolare dal 1993 al 2002) ha regalato una gemella della colonna di bronzo donatagli a Marktl amm Inn, in occasione del viaggio apostolico dello scorso anno in Germania. Durante l’omelia il Santo Padre ha spiegato il significato delle parole di Gesù: “Non potete servire a Dio e mammona”, ossia non si può fare della ricchezza un idolo cui sacrificare tutto pur di raggiungere il proprio successo economico, così che questo diventi un dio. Di qui l’invito di Cristo è a “scegliere tra la logica del profitto come criterio ultimo nel nostro agire e la logica della condivisione e della solidarietà”. “In fondo – ha sottolineato Benedetto XVI – si tratta della decisione tra l’egoismo e l’amore, tra la giustizia e la disonestà, in definitiva tra Dio e Satana”. “Oggi, come ieri, la vita del cristiano – ha aggiunto – esige il coraggio di andare contro corrente, di amare come Gesù, che è giunto sino al sacrificio di sé sulla croce. Potremmo allora dire, parafrasando una considerazione di Sant’Agostino, che per mezzo delle ricchezze terrene dobbiamo procurarci quelle vere ed eterne: se infatti si trova gente pronta ad ogni tipo di disonestà pur di assicurarsi un benessere materiale sempre aleatorio, quanto più noi cristiani dovremmo preoccuparci di provvedere alla nostra eterna felicità con i beni di questa terra”. Così, è da respingere quello stile di vita “tipico di chi si lascia assorbire da un’egoistica ricerca del profitto in tutti i modi possibili”. Il cristiano deve aprire invece il proprio cuore a “un amore sincero per tutti” che “si manifesta in primo luogo nella preghiera”. “L’amore – ha concluso – è l’essenza del cristianesimo, che rende il credente e la comunità cristiana fermento di speranza e di pace in ogni ambiente, attenti specialmente alle necessità dei poveri e dei bisognosi. Ed è questa la nostra missione comune: essere fermento di speranza e di pace perché crediamo nell’amore”.Sir