Vita Chiesa
BENEDETTO XVI AL CLERO DI BELLUNO E TREVISO: PREGATE, CURATE E ANNUNCIATE SONO I TRE IMPERATIVI
Pregate, curate e annunciate. Questi i tre imperativi essenziali del ministero pastorale, che Benedetto XVI ha evidenziato ieri pomeriggio nell’incontro ad Auronzo di Cadore con il clero delle diocesi di Belluno-Feltre e Treviso, il cui contenuto è stato reso noto oggi dalla Santa Sede. La preghiera, perché senza una relazione personale con Dio ha aggiunto il Papa, rispondendo alle domande dei sacerdoti tutto il resto non può funzionare, perché non possiamo realmente portare Dio e la realtà divina e la vera vita umana alle persone, se noi stessi non viviamo in una relazione profonda, vera, di amicizia con Dio. In secondo luogo è necessario avere relazioni umane con tutte le persone affidateci per curare tutti i bisogni umani, che sono sempre bisogni che vanno in profondità verso Dio. Appartiene a questa dimensione, ha sottolineato il papa, il ministero della riconciliazione, atto di cura straordinario. Infine, annunciare il regno di Dio, che non è una lontana utopia di un mondo migliore, ma Dio stesso, avvicinatosi e divenuto vicinissimo in Cristo, per cui l’annuncio vuol dire parlare di Dio oggi, rendere presente la parola di Dio.
Dare ragione della speranza che è in voi è la sintesi necessaria tra dialogo e annuncio, ha detto ieri Benedetto XVI, rispondendo a un sacerdote che gli ha chiesto indicazioni a fronte della crescente presenza sul territorio di persone non cristiane. È importante anche vivere con protestanti ed esponenti di altre religioni, i musulmani ed altri, riconoscendo in loro il nostro prossimo: Se succede questo, più facilmente ha detto il Papa – potremo presentare la fonte di questo nostro comportamento, che cioè l’amore del prossimo è espressione della nostra fede. Così nel dialogo non si può subito passare ai grandi misteri della fede, mentre una cosa pratica e realizzabile, necessaria, è soprattutto cercare l’intesa fondamentale sui valori da vivere. Un’altra domanda è stata sulla questione dei divorziati risposati. È un problema doloroso e la ricetta semplice, che lo risolva, certamente non c’è, ha dichiarato subito il Santo Padre, evidenziando che la preparazione al matrimonio diventa sempre più fondamentale e necessaria per imparare se stessi, per imparare la vera volontà matrimoniale. Necessario anche un accompagnamento permanente, da parte di sacerdoti e famiglie, delle giovani coppie nei primi dieci anni di matrimonio.
Il cattolicesimo è stato sempre considerato la religione del grande et et: non di grandi esclusivismi, ma della sintesi, ha ricordato il Santo Padre rispondendo alle domande dei sacerdoti incontrati ieri ad Auronzo di Cadore (il testo integrale della conversazione è on line sul sito www.vatican.va). Perciò viviamo con i piedi per terra e gli occhi verso il cielo. Amare le cose umane e le bellezze della terra, ha proseguito il pontefice, è non solo umano, ma anche molto cristiano. A una pastorale buona e realmente cattolica appartiene anche questo aspetto: vivere l’umanità e l’umanesimo dell’uomo, doni che il Signore ci ha dato, e al contempo non dimenticare Dio e la luce che da Lui proviene e dà gioia. Rispondendo poi a un quesito sulle problematiche giovanili, Benedetto XVI ha sottolineato come sia importante far scoprire ai giovani Dio, l’amore vero che proprio nella rinuncia diventa grande e la bontà interiore della sofferenza. Non è possibile ha aggiunto l’amore senza il dolore, perché l’amore implica sempre una rinuncia per accettare l’altro nella sua alterità, implica un dono di me e, quindi, un uscire da me stesso. L’inscindibilità di amore e dolore, di amore e Dio ha precisato sono elementi che devono entrare nella coscienza moderna per aiutarci a vivere.