Vita Chiesa
DOCUMENTO VATICANO: IL CONCILIO NON HA CAMBIATO LA PRECEDENTE DOTTRINA DELLA CHIESA
Un chiaro richiamo alla dottrina cattolica sulla Chiesa, che oltre a fugare visioni inaccettabili, tuttora diffuse nello stesso ambito cattolico, offre preziosi indicazioni anche per il proseguimento del dialogo ecumenico, che resta sempre una delle priorità della Chiesa cattolica. E’ il nuovo documento della Congregazione della dottrina della fede, Risposte a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina sulla Chiesa (testo integrale), diffuso oggi dalla sala stampa vaticana. Il testo 16 pagine, articolate in cinque quesiti a domanda e risposta intende richiamare il significato autentico di alcuni interventi dl Magistero in materia di ecclesiologia perché la sana ricerca teologia non venga intaccata da errori e da ambiguità, in modo da rispondere ad interpretazioni errate, deviazioni e inesattezze. Punto di partenza, la costituzione dogmatica Lumen Gentium ed i decreti conciliari sull’ecumenismo (Unitatis Redintegratio) e sulle Chiese orientali (Orientalium Ecclesiarum), e gli approfondimenti e orientamenti per la prassi offerti da Paolo VI nell’Ecclesiam Suam e da Giovanni Paolo II nell’Ut Unum Sint. Non mancano puntualizzazioni e richiami più recenti della stessa Congregazione per la Dottrina della Fede, come quelli contenuti nella Dominus Iesus.
L’idea di popolo di Dio, la collegialità dei vescovi come rivalutazione del ministero dei vescovi insieme con il primato del Papa, la rivalutazione delle Chiese particolari all’interno della Chiesa universale, l’apertura ecumenica del concetto di Chiesa e l’apertura alle altre religioni: queste le acquisizioni centrali dell’ecclesiologia conciliare, così come viene delineata nella Lumen gentium. Su tutto, puntualizza la Congregazione per la dottrina della fede, si staglia però la questione dello statuto specifico della Chiesa cattolica, che si esprime nella formula secondo cui la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, di cui parla il Credo, subsistit in Ecclesia catholica‘ (sussiste nella Chiesa cattolica, ndr.).
Il Concilio ecumenico Vaticano II né ha voluto cambiare né di fatto ha cambiato la precedente dottrina sulla Chiesa, ma ha voluto solo svilupparla, approfondirla ed esporla più ampiamente. A ribadirlo è il nuovo documento della Congregazione per la dottrina della fede, diffuso oggi. Nel primo quesito, citando le parole di Paolo VI nel suo discorso di promulgazione della Lumen gentium, la Congregazione pontificia fa notare che c’è continuità tra la dottrina esposta dal Concilio e quella richiamata nei successivi interventi magisteriali: anche la Dominus Iesus ha solo ripreso i testi conciliari e i documenti post-conciliari, senza aggiungere o togliere nulla. Nonostante ciò, la dottrina del Concilio, denuncia il dicastero vaticano, è stata oggetto, e continua ad esserlo, di interpretazioni fuorvianti e in discontinuità con la dottrina cattolica tradizionale sulla natura della Chiesa, concentrandosi su singole parole di facile richiamo e favorendo letture unilaterali e parziali della stesa dottrina conciliare.
L’universalità propria della Chiesa, governata dal successore di Pietro e dai vescovi in comunione con lui, a causa della divisione dei cristiani, trova un ostacolo per la sua piena realizzazione nella storia. E’ una delle affermazioni centrali del nuovo documento. Il secondo e il terzo quesito, in particolare, si soffermano sull’unica Chiesa di Cristo, una santa, cattolica e apostolica, come recita la Lumen gentium. Secondo la dottrina cattolica spiega il testo mentre si può rettamente affermare che la Chiesa di Cristo è presente e operante nelle Chiese e nelle comunità ecclesiali non ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica grazie agli elementi di santificazione e di verità che sono presenti in esse, la parola sussiste’, invece, può essere attribuita esclusivamente alla sola Chiesa cattolica, poiché si riferisce appunto alla nota dell’unità professata nei simboli della fede. La preoccupazione di fondo del documento, dunque, è salvaguardare l’unità e l’unicità della Chiesa, che verrebbe meno se si ammettesse che vi possano essere più sussistenze della Chiesa fondata da Cristo.
Per i padri conciliari, precisa la Congregazione per la dottrina della fede, l’identificazione della Chiesa di Cristo con la Chiesa cattolica non è da intendersi come se al di fuori della Chiesa cattolica ci fosse un vuoto ecclesiale’: al contrario, con l’espressione subsistit in, il Concilio ha voluto affermare da un lato, che la Chiesa di Cristo, malgrado le divisioni dei Cristiani, continua ad esistere pienamente soltanto nella Chiesa cattolica, e, dall’altro, l’esistenza di numerosi elementi di santificazione e di verità al di fuori della sua compagine, ovvero nelle Chiese e comunità ecclesiali che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica: di qui il carattere a prima vista paradossale dell’ecumenismo cattolico, in camino verso l’unità con tutti i cristiani. Il Concilio ha voluto insegnare che la Chiesa di Gesù Cristo come soggetto concreto in questo mondo può essere incontrata nella Chiesa cattolica, si legge ancora nel testo, in cui il quarto e quinto quesito sono dedicati al rapporto con le Chiese orientali separate, chiamate Chiese sorelle delle Chiese particolari cattoliche perché restano unite alla Chiesa cattolica per mezzo della successione apostolica e della valida eucaristia, e con le comunità ecclesiale nate dalla Riforma, con le quali la ferita è molto più profonda.