Vita Chiesa

BENEDETTO XVI, NELLA FESTA DEI SANTI PIETRO E PAOLO HA RILANCIATO L’IMPEGNO ECUMENICO E CONSEGNATO IL PALLIO A 46 ARCIVESCOVI

Nella professione di fede di Pietro, “possiamo sentirci ed essere tutti una cosa sola, malgrado le divisioni che nel corso dei secoli hanno lacerato l’unità della Chiesa con conseguenze che perdurano tuttora”. Nella Messa per la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI ha messo l’accento sulla ricerca della “piena comunione”, sempre presente, ha detto, nella volontà del Patriarca ecumenico di Costantinopoli e del Vescovo di Roma. Parole ancor più significative per la presenza, alla solenne celebrazione nella Basilica Vaticana, di una delegazione del Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I.

Il Papa, nella sua omelia, ha offerto ai fedeli una riflessione appassionata sul significato della confessione di Pietro, “momento decisivo del cammino dei discepoli con Gesù”. Ed ha ribadito il valore dell’attribuzione a Simone del soprannome Cefa, Pietra. Tutti gli evangelisti, ha ricordato, sottolineano che la confessione di Pietro avviene quando Gesù, dopo la predicazione in Galilea, “si dirige risolutamente verso Gerusalemme per portare a compimento, con la morte in croce e la risurrezione, la sua missione salvifica”. Spesso, ha detto ancora, “Gesù è considerato anche come uno dei grandi fondatori di religioni, da cui ognuno può prendere qualcosa per formarsi una propria convinzione”. Come allora, ha costatato, la gente “ha opinioni diverse su Gesù” e come allora, anche a noi Gesù ripete la sua domanda: “E voi, chi dite che io sia?”. Ecco, allora, ha esortato Papa Benedetto, che dobbiamo fare nostra la risposta di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Ha, quindi, rivolto il pensiero al rapporto personale tra Gesù e Pietro e all’incarico conferitogli dal Signore che è proprio radicato “nel rapporto personale che il Gesù storico ebbe con il pescatore Simone”. A Pietro “affidò un compito particolare, riconoscendo così in lui uno speciale dono di fede da parte del Padre celeste”. Di qui, l’unicità dell’esperienza di Simon Pietro. Il Pontefice ha poi rammentato che, nei Vangeli sinottici, la confessione di Pietro è sempre seguita dall’annuncio da parte di Gesù della sua prossima passione. Annuncio di fronte al quale, Pietro reagisce “perché non riesce ancora a capire”. Eppure è un elemento fondamentale su cui Gesù “insiste con forza”. Si comprende, dunque, che “l’avvenimento della Croce rivela il suo senso pieno soltanto se quest’uomo che ha patito ed è morto in croce, era veramente il figlio di Dio”.

“Anche oggi, come ai tempi di Gesù, non basta possedere la giusta confessione di fede: è necessario sempre di nuovo imparare dal Signore il modo proprio in cui egli è il Salvatore e la via sulla quale dobbiamo seguirlo. Dobbiamo infatti riconoscere che, anche per il credente, la Croce è sempre dura da accettare. L’istinto spinge ad evitarla, e il tentatore induce a pensare che sia più saggio preoccuparsi di salvare se stessi piuttosto che perdere la propria vita per fedeltà all’amore”.

Dopo l’omelia, si è svolta la suggestiva cerimonia dell’imposizione – a 46 arcivescovi metropoliti – del Pallio, la stola di lana bianca, simbolo della potestà che, in comunione con la Chiesa di Roma, il metropolita acquisisce nella propria provincia ecclesiastica. Arcivescovi provenienti da tutto il mondo, espressione dell’universalità della Chiesa. Tra loro gli italiani Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, Paolo Romeo, arcivescovo di Palermo, e Calogero La Piana, arcivescovo di Messina. E poi, tra gli altri, l’arcivescovo di San Paolo, Odilo Scherer, di Toronto, Christopher Collins, di Bombay, Oswald Gracias e di Bujumbura, Evariste Ngoyagoye.

La solenne celebrazione si è conclusa con la preghiera del Papa al sepolcro di San Pietro. All’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato l’indizione dell’Anno giubilare dedicato a San Paolo ed ha auspicato che tale evento possa “rinnovare il nostro entusiasmo missionario”, rendendo più intense le relazioni con i fratelli dell’Oriente. Quindi, ha rinnovato l’impegno ad agire convintamente per “la causa dell’unità di tutti i discepoli di Cristo”, per la piena comunione tra l’Oriente e l’Occidente cristiani: “I nostri incontri, le visite reciproche, i dialoghi in corso non sono dunque dei semplici gesti di cortesia, o tentativi per giungere a compromessi, ma il segno di una comune volontà di fare il possibile perché quanto prima possiamo giungere a quella piena comunione implorata da Cristo nella sua preghiera al Padre dopo l’Ultima Cena: ut unum sint”. Poi, al momento dei saluti, Benedetto XVI ha rivolto un pensiero speciale a Roma, alla sua città, come lo è di ogni Successore di Pietro, e ha annunciato ache domenica 21 ottobre si recherà in pellegrinaggio a Napoli. (Fonte: Radio Vaticana)