Vita Chiesa

PASTORALE DELLA STRADA; MONS. MARCHETTO: L’IMPEGNO DELLA CHIESA PER LA «LIBERAZIONE DELLE DONNE DI STRADA»

“Si stima che siano 200 le religiose che si occupano del riscatto e della liberazione delle donne di strada”. Lo ha rivelato oggi mons. Agostino Marchetto, presentando la seconda parte del documento «Orientamenti per la pastorale della strada» , a cura del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Il segretario del medesimo Consiglio, ha aggiunto che ”compito della Chiesa è di offrire un sostegno economico, educativo e formativo alle vittime della prostituzione”, che si concretizza in servizi e strutture ma anche nella denuncia dei responsabili dello sfruttamento. “Le nostre religiose – ha continuato – vanno a cercare sulla strada le donne sfruttate, poi le seguono nel percorso di affrancamento, offrendo loro la possibilità di ricominciare. Grazie al contributo Cei, si stanno approntando strutture di accoglienza per le donne che tornano nel Paese d’origine. In Nigeria, il primo di questi istituti di sostegno sta dimostrando di essere valido per la loro integrazione”. “I ragazzi di strada costituiscono una delle sfide più impegnative e inquietanti del nostro secolo, per la Chiesa e per la società civile e politica”. Con queste parole, mons. Agostino Marchetto ha introdotto la terza parte della “Pastorale della strada”, dedicata appunto ai ragazzi di strada. “Si stima che siano 100 milioni, addirittura 150 secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, i ragazzi che abitano la strada. Sono giovani a rischio di tutto, una vera e propria emergenza sociale, oltre che pastorale”. Il compito del Pontificio Consiglio della pastorale per i Migranti e gli Itineranti di cui è segretario, è di “animare le Conferenze episcopali, rivolgersi ai vescovi di tutto il mondo per concretizzare sul posto gli interventi. Organizzare congressi vuol dire stimolare le persone che già lavorano sul campo a mettersi in rete, aumentando il loro raggio di azione”. Gli atti dei congressi vengono poi pubblicati in varie lingue, e pur non essendo delle vere e proprie banche dati delle esperienze effettuate costituiscono una letteratura completa del lavoro svolto.Sir