Vita Chiesa

ASSEMBLEA CEI: COMUNICATO FINALE. PIENA SINTONIA DEI VESCOVI CON IL PAPA; PRESTO LA NOTA PASTORALE SUL DOPO VERONA

“Un’occasione provvidenziale per imparare la geografia spirituale dell’Italia”: così il Papa ha definito la visita ad limina dei vescovi italiani dei mesi scorsi, nell’udienza ai partecipanti della 57a Assemblea generale della Cei, avvenuta il 24 maggio. Lo ricorda il comunicato finale della stessa Assemblea (Vaticano, 21-25 maggio), diffuso oggi. Benedetto XVI, ricorda il comunicato finale, “ha richiamato i presuli al primato di Dio e a una decisiva opzione formativa per superare le insidie determinate da una cultura improntata al relativismo morale”, ha chiesto di proseguire il cammino per esplicitare il “grande sì” di Dio all’uomo “da cui sorge una responsabilità non solo verso la comunità dei credenti ma anche verso l’intera nazione”. Il comunicato sottolinea anche l’apprezzamento del Papa per la Nota approvata dal Consiglio episcopale permanente riguardante la famiglia fondata sul matrimonio e le iniziative legislative in materia di unioni di fatto e per il Family Day. Da qui “è scaturito anche l’incoraggiamento a continuare instancabilmente a fare appello alle coscienze per la custodia e la difesa” dei valori non negoziabili. In sintonia con tali orientamenti, i vescovi hanno ribadito “l’urgenza che il ministero episcopale si manifesti come magistero di verità su Dio e sull’uomo e come testimonianza costante di santità, di ascolto, di misericordia, di perdono e di speranza”.

“La missione, quale orizzonte della vita della Chiesa, nell’inscindibile rapporto con la fede in Cristo e nella comprensione delle sfide culturali ed etiche che la mondializzazione pone alla testimonianza dei credenti, ha costituito il centro dei lavori assembleari”, spiega il comunicato finale della 57ª Assemblea generale della Cei. In particolare, nella ricorrenza del 50° anniversario dell’enciclica “Fidei donum” di Pio XII, i vescovi hanno ribadito che “la missione ad gentes non è soltanto il punto conclusivo dell’impegno pastorale, ma il suo costante orizzonte e il suo paradigma per eccellenza”. In ordine alla missione ad gentes come dimensione costitutiva della Chiesa particolare, i vescovi “hanno voluto soffermarsi, in particolare, sulla sua dimensione territoriale, in rapporto alle città e ai migranti”. Quanto alla città, si è espressa la convinzione che, come agli albori del cristianesimo, “essa resta anche oggi lo spazio più promettente per la missione”. È stata confermata la responsabilità pastorale delle Chiese particolari “verso quei paesi e aree geografiche e culturali in cui mancano comunità cristiane autoctone o verso Chiese locali che necessitano di un sostegno e di una cooperazione efficace”. A tale proposito, è stata avanzata la proposta dell’avvio “di esperienze fidei donum che investano le Chiese particolari nella loro globalità”.

La 57ª Assemblea generale della Cei, ricorda il comunicato finale, ha approvato all’unanimità il testo della Nota pastorale, che dà compimento al lungo itinerario del 4° Convegno ecclesiale nazionale (Verona, 16-20 ottobre 2006). La Nota sarà licenziata nelle prossime settimane e sarà ulteriormente accompagnata dalla pubblicazione degli atti del Convegno. Con essa, i vescovi intendono riconsegnare alle Chiese particolari il “messaggio” e il “metodo” di Verona, riproponendo le linee di fondo emerse dal Convegno “per rigenerare e rimettere in moto” la “testimonianza dei credenti e il dinamismo pastorale delle nostre comunità”. La Nota tratteggia le “vie essenziali” per una risposta coerente alle aspettative suscitate dal Convegno: “il primato di Dio nella vita e nella pastorale della Chiesa”; “la testimonianza”, come dimensione caratterizzante l’esistenza cristiana; “una pastorale che converge sull’unità della persona”. La Nota ribadisce “l’esigenza di impostare ogni progetto pastorale alla luce dei cinque ambiti fondamentali dell’esperienza umana: vita affettiva; lavoro e festa; fragilità; tradizione; cittadinanza”. Secondo quest’indicazione, che si accompagna “al riconoscimento dei laici quali corresponsabili della vita ecclesiale e testimoni nelle realtà secolari”, le Chiese particolari “sono invitate a ripensare l’azione pastorale con uno sguardo unitario”.

Nel corso dell’Assemblea generale, i vescovi sono stati informati sulla prossima Settimana sociale, “Il bene comune oggi: un impegno che viene da lontano”, che si aprirà il 18 ottobre a Pistoia, a cento anni dalla prima edizione, e continuerà nei giorni seguenti a Pisa. Il tema scelto, oltre a ricordare il contributo determinante che i cattolici hanno offerto al Paese nel secolo XX, si legge nel comunicato finale dell’Assemblea, “vuole favorire una retta comprensione del concetto di bene comune alla luce della dottrina sociale della Chiesa, per aiutare a dare soluzione sia alla questione sociale, che si configura sempre di più come questione antropologica, sia al superamento del welfare state, dimostratosi incapace di affrontare le nuove povertà e impotente nei confronti delle accresciute disuguaglianze sociali presenti anche in Italia”. Nell’Assemblea sono state fornite anche informazioni circa l’incontro-pellegrinaggio dei giovani italiani a Loreto, (1 e 2 settembre) cui interverrà Benedetto XVI. Si tratta del primo appuntamento del percorso triennale dell’Agorà dei giovani italiani, che costituisce anche la preparazione, per l’Italia, della XXIII Gmg (Sydney, 15-20 luglio 2008). Durante l’Assemblea si è parlato anche del 49° Congresso eucaristico internazionale (Québec, Canada, 15-22 giugno 2008) e del 25° Congresso eucaristico nazionale (Ancona, 2011).

In riferimento al cammino dell’Unione europea, che nei mesi scorsi ha celebrato il 50° anniversario dei Trattati di Roma, i vescovi italiani, si legge nel comunicato, hanno posto l’accento “sulle ambiguità di un cammino che, accanto a valori positivi, presenta orientamenti e prospettive non sempre condivisibili, perché non compatibili con i valori antropologici presenti nella dottrina sociale della Chiesa, nella concezione integrale dei diritti umani e nello stesso diritto naturale”. I presuli hanno perciò richiamato i cristiani impegnati nelle istituzioni europee “a una più coraggiosa testimonianza della fede e dei valori del Vangelo”. In particolare, “è auspicabile un maggiore impegno delle Chiese perché la testimonianza dei credenti e delle persone di buona volontà e la presenza attiva e coordinata delle aggregazioni cattoliche o di ispirazione cristiane nel dibattito europeo possano contribuire al processo di discernimento istituzionale”. I vescovi, infine, hanno ricordato che per la costruzione di una “rete sociale europea”, quale prospettiva dell’attuale allargamento geografico, “è da riconsiderare la centralità della famiglia, quale pilastro del modello sociale, il cui apporto, in termini di educazione ma anche di stabilità affettiva e sociale, non può essere surrogato da altre strutture, anche di natura pubblica”.

Sir