Vita Chiesa

BENEDETTO XVI IN BRASILE; A EPISCOPATO LATINOAMERICANO-CARAIBI: MARXISMO E CAPITALISMO HANNO FALLITO; LA CHIESA NON FA POLITICA

Sono state di “rendimento di grazie e di lode a Dio, per il gran dono della fede cristiana alle genti di questo continente”, le prime parole di Benedetto XVI alla sessione inaugurale della V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi, che si è aperta ieri al santuario di Nostra Signora Aparecida, patrona del Brasile, nello Stato di San Paolo. Il tema della riunione dei vescovi è tratto dal vangelo di Giovanni: “Discepoli e missionari di Gesù Cristo, affinché i nostri popoli in Lui abbiano vita. Io sono la Via, la Verità e la Vita”. Il Papa ha ricordato che “la fede in Dio ha animato la vita e la cultura di questi Paesi per più di cinque secoli”. L’incontro con la fede cristiana delle etnie originarie non è avvenuto “come un’alienazione delle culture precolombiane, né fu un’imposizione di una cultura straniera”, ma “ha significato conoscere e accogliere Cristo, il Dio sconosciuto che gli antenati, senza saperlo, cercavano nelle loro ricche tradizioni religiose”. Da quest’incontro, è nata la “ricca cultura cristiana” del continente, espressa “nell’arte, nella musica, nella letteratura e, soprattutto, nelle tradizioni religiose” e nello stesso “modo di essere delle sue genti”, unite in “una grande sintonia, pur nella diversità di culture e di lingue”. Ma, la fede, oggi, “deve affrontare serie sfide”, perché sono “in gioco lo sviluppo armonico della società e l’identità cattolica dei suoi popoli”.

“Le autentiche culture non sono chiuse in se stesse, né pietrificate in un determinato momento della storia”, ma “sono aperte” e “cercano l’incontro con altre culture”, il “dialogo con altre forme di vita”, da cui possa nascere “una nuova sintesi”: alla luce di questa premessa il Papa ha aggiunto: “L’utopia di tornare a dare vita alle religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, non sarebbe un progresso, bensì un regresso”, “un’involuzione” verso il passato. Invece, “la saggezza dei popoli originari” ha portato a “una sintesi tra le loro culture e la fede cristiana”. Da qui, “il grande mosaico della religiosità popolare che è il prezioso tesoro della Chiesa cattolica in America latina”. In esso “appare l’anima dei popoli latinoamericani”, la capacità di “amore”: per “Cristo sofferente, il Dio della compassione, del perdono e della riconciliazione, che ci ha amati fino a consegnarsi per noi”; per “il Signore presente nell’Eucaristia, il Dio incarnato, morto e risuscitato per essere Pane di Vita”; per “il Dio vicino ai poveri e a coloro che soffrono”. E poi, “la profonda devozione alla Santissima Vergine di Guadalupe, l’Aparecida”, che apparve all’indio san Juan Diego.

Nel ricordare che la V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi, “si celebra in continuità con le altre quattro” assemblee episcopali, di Rio di Janeiro, Medellin, Puebla e Santo Domingo, Benedetto XVI ha sottolineato che “I pastori vogliono dare un nuovo impulso all’evangelizzazione, affinché questi popoli continuino a crescere” nella fede, “per essere luce del mondo e testimoni di Gesù Cristo con la propria vita”. Oggi, “c’è il fenomeno della globalizzazione” – ha continuato il Papa –, che è “un intreccio di relazioni a livello planetario”. “Sotto certi aspetti” è “un guadagno per la grande famiglia umana e un segnale della sua profonda aspirazione all’unità”, tuttavia, “comporta anche il rischio dei grandi monopoli e di trasformare il lucro in valore supremo”. E dunque, la globalizzazione deve essere guidata dall’etica”, per essere “al servizio della persona umana, creata ad immagine e somiglianza di Dio”. Sul piano politico, in America latina, “si sono registrati avanzamenti verso la democrazia, benché ci siano motivi di preoccupazione davanti a forme di governo autoritarie o soggette a certe ideologie che si credevano superate, e che non corrispondono con la visione cristiana dell’uomo e della società”, come insegna la dottrina sociale della Chiesa.

Proseguendo il discorso all’episcopato latinoamericano e dei Caraibi, Benedetto XVI ha ricordato I “molti laici e laiche attivi e dediti al Signore”, i “molti generosi catechisti”, “tanti giovani”, “nuovi movimenti ecclesiali e istituti di vita consacrata”, insieme a “molte opere cattoliche educative, di assistenza e di accoglienza”, “fondamentali” in una terra in cui, tuttavia, “si percepisce un certo indebolimento della vita cristiana, nell’insieme della società e nella partecipazione alla vita della Chiesa cattolica”. Le cause sono “secolarismo”, “edonismo”, “indifferentismo”, ma anche il “proselitismo di numerose sette, di religioni animiste e di nuove espressioni pseudoreligiose”. Si configura, così, “una situazione nuova”, che richiede “nuove strade e progetti pastorali creativi, capaci di infondere una ferma speranza per vivere in maniera responsabile e gioiosa la fede e irradiarla nel proprio ambiente”. E quindi, “la Chiesa ha il grande compito di custodire e alimentare la fede del Popolo di Dio”, aiutando i battezzati a “essere discepoli e missionari di Gesù Cristo”, trovando “nella comunione con Lui, la vita, la vera vita degna di questo nome”, evitando, però, la “fuga verso l’intimismo, verso l’individualismo religioso”.

“Il grande errore delle tendenze dominanti nell’ultimo secolo”, marxismo e capitalismo, è stato di ritenere che “realtà” fossero “solo i beni materiali, i problemi sociali e politici”, “falsificando il concetto di realtà con l’amputazione della realtà fondante, e per questo decisiva, che è Dio”. Invece, “chi esclude Dio dal suo orizzonte” può finire “soltanto in strade sbagliate e con ricette distruttive”: è questo un tema centrale del discorso di Benedetto XVI ai vescovi latinoamericani e dei Carabi. “Solo chi riconosce Dio – ha aggiunto il Papa – conosce la realtà e può risponderle in modo adeguato e realmente umano”. Di qui “l’importanza unica ed insostituibile di Cristo”. Perché il Dio che è la “realtà fondante”, non è “un Dio solo pensato o ipotetico, bensì, il Dio dal volto umano; il Dio-con-noi, il Dio dell’amore fino alla croce”. La risposta alla domanda “Cosa ci dà questo Dio?” è: “Ci dà una famiglia, la famiglia universale di Dio nella Chiesa cattolica”. E “ci libera dell’isolamento dell’io”. Perché “l’incontro con Dio è incontro con i fratelli”: un “atto di convocazione, di unificazione, di responsabilità verso l’altro e verso gli altri”. Nella “opzione preferenziale per i poveri” implicita nella fede in “quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci con la sua povertà”.

Cristo si conosce “nella sua persona, nella sua vita e nella sua dottrina, per mezzo della Parola di Dio”. Per questo, “bisogna educare il popolo alla lettura e alla meditazione della Parola”, sulla quale, come “su una roccia” bisogna costruire l’“impegno missionario e tutta la vita”, come “su una roccia”. Quindi, ha aggiunto il Papa, la catechesi è “un grande mezzo per introdurre il popolo di Dio al mistero di Cristo”, da “intensificare”, anche attraverso i “mezzi di comunicazione: stampa, radio e televisione, siti di internet, fori e tanti altri sistemi per comunicare efficacemente il messaggio di Cristo a un gran numero di persone”. Pure, occorre “una catechesi sociale e un’adeguata formazione nella dottrina sociale della Chiesa”, poiché “la vita cristiana non si esprime solamente nelle virtù personali, ma anche nelle virtù sociali e politiche”. Infatti, “discepolato e missione sono come due facce di una stessa medaglia: quando il discepolo è innamorato di Cristo, non può smettere di annunciare al mondo che solo Lui ci salva”. I popoli latinoamericani e dei Caraibi – ha ribadito Benedetto XVI – hanno diritto a una vita piena, propria dei figli di Dio”, e quindi, “liberi dalle minacce della fame e da ogni forma di violenza”.

Ricordando che quest’anno ricorre il 40° anniversario dell’enciclica Populorum progressio di Paolo VI, il Papa ha detto: “Lo sviluppo autentico deve essere integrale, orientato alla promozione di tutto l’uomo e di tutti gli uomini”. Ha quindi ripreso il tema della sua prima enciclica per riaffermare che l’Eucaristia é “alimento indispensabile per la vita del discepolo e del missionario di Cristo” e la “priorità” della Messa domenicale. “È necessario che i cristiani sperimentino che non seguono un personaggio della storia passata, bensì Cristo vivo, presente nell’oggi ed ora delle loro vite”, “il Vivente che cammina al nostro fianco”. “Solo dall’Eucaristia germoglierà la civiltà dell’amore”. E l’America Latina con i Carabi, ha esclamato Benedetto XVI, oltre “ad essere il continente della Speranza”, sarà “anche il continente dell’Amore”. Per risolvere i “problemi sociali e politici e rispondere alla grande sfida della povertà e della miseria”, servono “strutture giuste, condizione senza la quale non è possibile un ordine giusto della società”, ma esse “non nascono né funzionano senza un consenso morale sui valori fondamentali e le necessarie rinunce per vivere questi valori, perfino contro l’interesse personale”. E “dove Dio è assente, questi valori non si mostrano con tutta la loro forza, né si produce consenso”.

“L’impegno politico non è di competenza immediata della Chiesa”, ha ribadito il Papa riprendendo il tema dell’impegno dei cristiani nel mondo. “Il rispetto di una sana laicità è essenziale”, ha continuato sottolineando che se la Chiesa si trasformasse in un soggetto politico, “non farebbe di più per i poveri e per la giustizia, ma di meno, perché perderebbe l’indipendenza e l’autorità morale, identificandosi con un’unica via politica e con posizioni parziali opinabili”. Invece, “la Chiesa è avvocata della verità, della giustizia e dei poveri, proprio perché non si identifica con i politici né con gli interessi di partito”. E così “può insegnare i principi e i valori inderogabili, orientare le coscienze e offrire un’opzione di vita”. Vocazione della Chiesa è di “educare alle virtù individuali e politiche”. Dunque, i laici cattolici, “coscienti delle loro responsabilità nella vita pubblica”, devono essere “presenti nella formazione del consenso necessario e nell’opposizione alle ingiustizie”. Perciò, ha affermato Benedetto XVI, occorre “colmare la notevole assenza”, in politica, nell’informazione, all’Università, “di voci e di iniziative di leader cattolici, coerenti con le loro convinzioni etiche e religiose”, capaci di “portare la luce del Vangelo nella vita pubblica, culturale, economica e politica”.

SirBenedetto XVI, viaggio in Brasile: i discorsi